Si ritorna sempre dove si è stati felici. O, almeno, ci si prova. E allora, visto che con lui a centrocampo siamo stati spesso non dico felici ma quantomeno un po’ meno tristi, spenti, ammosciati di ieri sera, dopo il fischio finale con il Lecce è apparso evidente un po’ a tutti che senza Lobotka là in mezzo non si può andare da nessuna parte.
Sì, ok, i centimetri di Anguissa e Ndombelé. Ci mancherebbe. I centimetri sono importanti, chi lo mette in dubbio? E pure esteticamente, i due colossi hanno fatto la loro bella figura in mezzo al campo, soprattutto quando la squadra era spaccata in tre e loro due spiccavano in tutta la loro fisicità sulla mediana ma il fatto è che ieri non si doveva vincere mister centrocampo 2022 bensì una banale partita di pallone. In casa, peraltro, al Maradona, davanti ai propri tifosi che, contro il neopromosso Lecce, hanno mostrato tanta fiducia riempiendo lo stadio dopo il pareggio di Firenze.
«Ma qua si gioca ogni tre giorni, poi ci stanno la Lazio e il Liverpool, il turnover è necessario» e si potrebbe pure essere d’accordo se non fosse che il campionato è appena cominciato e se si trova una combinazione di elementi che funziona come si fa a cambiare tutto parlando già adesso di stanchezza? Spalletti avrà avuto i suoi motivi giusti e insindacabili per rivoluzionare quasi tutto il fattapposta ma il campo, con un avversario decisamente alla portata dei suoi uomini, gli ha rifilato un pacchero assai più bruciante di quello schivato per poco a Firenze. «Il nuovo Napoli è un cantiere» dicono. E ci può pure stare ma, come tutti i fravecatori ben sanno, in ogni cantiere che si rispetti la manovalanza può pure ruotare ogni giorno ma ‘e mast no. I mast devono sempre stare là. Sennò comm’ s’ fa?