Napoli, mai così pochi gol in 10 anni: in rete una volta su nove conclusioni


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Mai cos male dal 2010/11. 79 reti in 51 partite ufficiali, con una media di 1.5 gol a partita. Una rete e mezzo, ben distante dagli anni in cui il Napoli viaggiava a medie che oggi tiene la sola Atalanta, lambendo quota 100, con uno score di quasi di due gol a gara. Di fatto, si partiva sempre 1-0: poi, se gli avversari erano pi bravi, limitavano i danni. Basta guardare alle reti realizzate dai singoli per mettere le cose in chiaro: nessuno supera quota 20, solo tre giocatori sono andati sopra quota 10. Perché Mertens nella stagione realizzativa più difficile degli ultimi anni ha messo a referto 16 volte il suo nome, il partente Milik 14, mentre Insigne ha fatto 13, anche se c’è poco da festeggiare, perché un jackpot modello Totocalcio è molto lontano, con gli azzurri che chiudono come l’ottavo attacco del campionato, alle spalle di Atalanta, Inter, Lazio, Juventus, Roma, ma anche Milan e Sassuolo.

L’ANALISI
La ripartizione dei gol del Napoli è quella canonica: perché poco più del 30% (il 32%, per l’esattezza) è arrivato da palla inattiva. 25 gol da situazioni non sviluppate su azione manovrata, una statistica in linea con quella degli altri club europei: con 8 reti da corner, 6 sugli sviluppi di calcio piazzato ed 11 rigori. Nessun gol è arrivato in quest’annata da calcio di punizione diretto. 54 le reti su azione, di cui 8 in contropiede. La fascia sinistra si conferma quella più prolifica: 21 le reti nate dal versante mancino, 19 dal corridoio centrale, 14 dalla destra. Guardando all’annata, il riparto dei gol tra la gestione Ancelotti e quella Gattuso vede 35 centri in 21 gare con l’attuale tecnico dell’Everton, 44 gol in 30 gare con Ringhio.

IL DATO ALLARMANTE
Il nodo principale è quello della conversione in rete: il Napoli è stata la seconda squadra della Serie A per conclusioni, con 514 tiri, solo l’Atalanta ha fatto meglio con 534. Eppure, la stessa Atalanta per arrivare al gol impiega 5.4 conclusioni, la Juve ha tentato il tiro 6.2 volte prima di centrare la porta, il Napoli 8.4. Un gol ogni (quasi) 9 tiri: troppo per una squadra che troppe volte si è vista anche voltare le spalle dalla fortuna, con il dato incredibile di 36 tra pali e traverse colpite, record europeo (solo 24 in campionato). Continuando a volgere lo sguardo alla serie A, il Napoli è la squadra che ha creato più azioni nell’arco della stagione (767), quella che ha fatto più possesso palla (32’42 a gara), con 19 ingressi in area di rigore avversaria in media e 16 passaggi chiave a gara per creare un’azione pericolosa.

COSA CAMBIA CON OSIMHEN
Dati del genere, sono quelli che una società studia e analizza per porvi rimedio. Perché se manca la finalizzazione, bisogna trovare chi la butti dentro. Sono arrivati Petagna e soprattutto Victor Osimhen, l’acquisto più costoso della storia del Napoli. Le statistiche della punta nigeriana sono chiare: il portale specializzato InstatScout spiega che il suo valore più alto è proprio quello della finalizzazione, seguito da quello della capacità di chiudere un contropiede. Facile comprendere come la ricerca del gioco in velocità, la costruzione dal basso per scattare in avanti, la ricerca del recupero palla alto per partire con una transizione rapidissima siano le basi di un modo di attaccare che ha visto le basi gettate nell’arco di questa seconda parte di annata con Gattuso al timone, ma che non hanno trovato la via del gol. La punta acquistata dal Lille ha la capacità di svariare su tutto il fronte offensivo, mostrando la capacità di partire anche dal cerchio di centrocampo, scambiando rapidamente con i compagni per poi attaccare la profondità. Palla dentro-palla indietro-palla nello spazio: il mantra di marca sarriana potrebbe esser riproposto sfruttando le capacità di Osimhen non solo di bomber (media di 0.50 gol a gara con una squadra non top con la media di 1.51 tiri a gara), ma non riesce a essere cucitore di gioco attraverso lo scambio nello stretto. In tal senso sarà fondamentale la capacità di accompagnare la manovra da parte degli attaccanti esterni e degli interni di centrocampo, aspetto sul quale Gattuso sta focalizzando la sua attenzione, con un lavoro specifico sulla posizione di Zielinski che, in fase di possesso, tende a piazzarsi in un posizione di trequartista, lasciando a Fabian il ruolo di incursore. Con Petagna cambia la scena, con la prima punta fisica vecchio stampo che serve a sbaragliare le difese più rocciose, soprattutto a gara in corso.

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/napoli_pochi_gol_in_10_anni-5398376.html

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