Napoli, Mertens a un passo dal mito: se segna diventa il re d’Europa.


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Calmo, sereno come chi ha fatto tanto e visto tutto, inattaccabile da rimpianti e rimorsi, la più umile tra le leggende e il più normale tra i marziani, stasera si infilerà la maglia azzurra numero 14 e cercherà di fare quello che negli ultimi tempi gli riesce meglio: il gol. Dries Mertens è a un passo dal mito: perché se con il Paris St. Germain andrà in segno diventerà il nuovo Re d’Europa nella storia del Napoli. E non è un caso che questo può accadere nella notte della sfida a Cavani che, con 19 gol, è colui che detiene il trono. Almeno ancora per poco.

I ricami leggeri con l’Empoli, le carezze ruvide al Parc des Princeps: impossibile tenerlo a bada negli ultimi tempi. Questo record europeo è un piccolo premio alla fedeltà. E alla tenacia. Di fare la riserva non gli va a genio e lui in barba ai giri di parole non lo nasconde in nessuna occasione. Le spiegazioni di Ancelotti non lo convincono, nonostante in serie A sia stato già due volte decisivo quando ha sostituito Milik (con la Roma e con il Milan). No, lui vuol essere titolare. E stasera verrà accontentato. Un altro gol europeo per entrare nella leggenda azzurra: 8 le reti in Champions, 9 in Europa League e un’altra ancora nel preliminare di Champions con il Nizza. Tre doppiette: allo Slovan Bratislava, al Bruges e al Benfica. Un altro piccolo sforzo e un altro primato cadrà. Dopo quello doloroso di Bruscolotti, scavalcato da Hamsik nella classifica delle presenze. Il prezzo che il calcio del passato paga alla modernità.

Per un belga non è mai una partita normale quella contro i francesi: le barzellette dei francesi sui belgi colpiscono per la loro ferocia. Da sempre. La rivalità sportiva è antichissima, anche perché il Belgio è una delle patrie del pallone. E se il belga Georges Simenon ha inventato il commissario Maigret, francese, la grande Agatha Christie ha dato vita a Hercule Poirot, belga. Ed è così ancora oggi: Mertens potrebbe vendicare il ko subito dalla Francia nella semifinale del Mondiale russo. E chissà se stasera non sarà spinto anche da questo genere di istinto. Oltre che dalla voglia di acciuffare Cavani.

A onor del vero, Edi di tempo ce ne ha messo molto meno per raggiungere quota 19: tre anni. E inizò subito, con la doppietta in Svezia, nel playoff di Europa League, due giorni dopo il suo approdo a Napoli. I cromosomi del bomber li ha scoperti solo una volta arrivato a Napoli, perché prima a Palermo non vi erano tracce. Mertens ha lottato con l’ombra di Cavani per tutta l’estate. Nonostante De Laurentiis neppure per una frazione di secondo abbia pensato a un suo ritorno sotto il Vesuvio. Però anche lui ha sentito quei sussurri della piazza e li ha ritenuti una specie di ingiustizia visto che nei tre anni di Sarri ha segnato la bellezza di 67 reti tra campionato e coppe di vario genere.

Una sola rete, un solo urlo. Un altro balletto, un altro show sotto la curva: farlo stasera avrebbe un senso particolare, nelle notte della sfida-bis a Cavani (ammesso che il Matador scenda in campo). Il presente è ancora a Napoli. Il futuro chissà. «La Cina? Non si sa mai, tra un anno mi scadrà il contratto in azzurro, forse potrebbe accadere in quel momento», ha ammesso parlando alla stampa cinese. «Andare via adesso sarebbe stato semplice, ho lavorato duro per diventare titolare nel Napoli e non avevo voglia di andarmene adesso perché voglio godermi questi momenti».

 

From: Il Mattino
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