Quando un giovane calciatore arriva in alto, diventa professionista e si fa notare agli occhi di tutti c’è sempre pronto un io l’avevo detto dietro l’angolo. Stavolta, però, più che nelle altre volte, c’è un uomo nella vita di Tanguy Ndombele che l’aveva detto sul serio. E aveva provato anche a far vedere agli altri quello che vedeva lui. Ovviamente senza riuscirci. Quell’uomo si chiama Philippe Le Maire, allenatore francese che di giovani ne ha visti passare dalle sue parti. «Infatti mi definisco un formatore, più che un allenatore» ci tiene subito a precisare. Il formatore che più di tutti ha inciso nella carriera del giovane Tanguy, che a 15 anni l’ha incontrato e con lui ha bruciato le tappe delle selezioni giovanili del Guingamp, gli anni di formazione più importanti per un calciatore.
Che tipo di calciatore era Ndombele?
«Giovane ma già reattivo. Una particolarità che aveva già da ragazzino erano proprio le sue caratteristiche, già tutte delineate. Certo, tutto è migliorato con gli anni, ha lavorato tanto su se stesso, ma già a 15 anni si vedevano le sue qualità nel calcio, nei passaggi per gli altri, la sua grande capacità di velocizzare qualsiasi azione di gioco sia grazie a passaggi illuminanti per i compagni che con le percussioni palla al piede. Ed essendo un grande appassionato sin dagli inizi, era già gran conoscitore del gioco».
E oggi?
«Quando lo vedo giocare penso sempre a lui come a un tedoforo: corre portando la palla al piede come fosse la sua torcia, recupera palloni importanti dagli avversari e sa gestirli. E poi gioca per i compagni, che è sempre un bene soprattutto per un tecnico. Grazie ai suoi movimenti sa uscire fuori anche dalle situazioni più complicate: ti dà un aiuto in più».
Dovrà pur avere un difetto, però.
«Ha un ottimo tiro verso la porta, anche dalla distanza. Ma non lo usa abbastanza, dovrebbe provarci di più in partita, gli consentirebbe anche di fare più gol».
Cosa non ha funzionato nel Tottenham?
«Vorrei poter rispondere, ma non so quali siano stati i problemi con Conte».
Ora c’è il Napoli: è la piazza giusta?
«Per il talento che ha, sicuramente non deve temere una piazza importante come Napoli. Mi auguro che sia un matrimonio perfetto. È incomprensibile, per me, che un calciatore con le sue qualità non sia al top in uno dei campionati importanti in Europa».
Quali problemi impedirono al Guingamp il rinnovo di contratto nel 2014?
«Era giovane, troppo giovane rispetto agli altri. Era spensierato, innamorato del calcio ma non aveva la giusta etica del lavoro per essere apprezzato da tutti».
Lei, però, non aveva dubbi.
«Ma non sono stato ascoltato, la società aveva altre idee a riguardo».
Il primo ricordo del giovane Tanguy?
«Finale del campionato francese Under 17, decido di sostituirlo e non la prende bene mentre torna in panchina. Ma imparò qualcosa quella volta. E ne ha fatto tesoro. Era il più piccolo in squadra, andava protetto».
Avete ancora contatti?
«Non più, non ci sentiamo da molto tempo».
Verrà a trovarlo a Napoli?
«Seguo spesso in tv la squadra di Spalletti, mi sembra un gruppo forte con un pubblico incredibile. Spero che possano vincere con Tanguy».