Napoli nel nome di Shakespeare, caro Giuntoli: sicuro qui tutto bene?


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Quando nel capolavoro più capolavorissimo di Shakespeare una bella sera Giulietta, esasperata per le serenate a vuoto di Romeo e da questo fatto che ogni volta si dovevano incontrare di notte affacciati o balcone con tutto ciò che questo comportava in termini di broncopolmonite stando i due a Verona, chiese al suo amato di cambiarsi il nome, per perorare la sua causa utilizzò come argomento la rosa. «Una rosa se non la chiami rosa sempre profuma di rosa» disse più o meno Giulietta. E aveva ragione. Sfortunatamente però una partita di pallone è quanto di più lontano da una rosa si possa immaginare e infatti qui, con buona pace di Shakespeare e di Giulietta, le cose vanno chiamate con il loro nome: quella di ieri con la Lazio è stata una partita di mmerd e non è che diventa meno di mmerd se la chiamiamo brutta prestazione.

 

Non è che se la chiamiamo difesa in crisi diventa meno grave la circostanza che più volte gli avversari si son trovati sulla testa o sui piedi palloni succulenti serviti direttamente al tavolo da Di Lorenzo, Maksimovic e Mario Rui. Non è che se lo chiamiamo sfortunato diventa meno grave il fatto che pur essendo altro tre metri e venti Maksimovic si è fatto superare di mezzo metro di testa da Ciro Immobile che è il suo portachiavi. Non è che insistendo sul modulo sfavorevole diventa meno inutile la presenza di Fabian a centrocampo. E non è che chiamandolo infame diventa meno dolorosa la sua presenza nella porta biancoceleste: Pepe Reina parava anche a Napoli, chi dice il contrario oggi mente. Un po’ come Giuntoli che nonostante l’infermeria strapiena ha il coraggio di dire tv che va tutto bene… 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/lazio_napoli_anna_trieste-5657830.html

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