L’attaccante belga vicinissimo al trono di Hamsik. Contro i nerazzurri da centravanti in stile Sarri
NAPOLI – E pensare che c’è ancora qualcuno che la chiama «coppetta»: ed è strano poi scoprire, nel caso in cui si esca, che rappresenti un obiettivo mancato, da allegare eventualmente ai rimpianti. Ma la «coppetta» vale come passaporto per l’Europa League: bisogna vincerla, ci mancherebbe, e pure quella sarebbe una gioia; e comunque aprirebbe nuovi scenari, addolcirebbe il palato, soffocando il retrogusto amarissimo di chi da troppi anni resta a guardare, Napoli compreso. Eccola qua la sfida che può dare un senso alla stagione, rimescolando l’umore e provando a rimuovere quel senso di frustrazione collettiva, anche della gente, che s’è avvertito domenica, nel san Paolo disorientato, sugli spalti e anche negli spogliatoi, per la sconfitta con il Lecce. Inter-Napoli, cioé Mertens che sfida chiunque, anche se stesso, in quest’ora e mezza da scenari ampi e scintillanti, con quel trono da re del gol che dista ormai soltanto due prodezze, con la possibilità di entrare nella Storia di un club dal quale potrebbe separarsi o anche no (però le chance sono ridotte), con la prospettiva che tra sei mesi, quando il contratto sarà scaduto, casa sua sia tappezzata di nerazzurro. E’ un’ipotesi e va tenuta lì, come sollecitazione ulteriore della psicologia di un attaccante che sa come caricarsi e che in Coppa Italia ha provveduto, nel 2014, a sistemare il proprio autografo, nella finale con la Fiorentina. Ci sono partite a cui non è possibile sottrarsi e Inter-Napoli appartiene alla categoria degli eventi, un appuntamento che vale, a prescindere, e che Mertens già annusa, entrando nel duello con Milik con la percezione di poterlo stavolta vincere, rubandogli il posto.
Mertens in stile-Sarri, terminale centrale del tridente, l’uomo che esce dalle linee o ci sta dentro, che palleggia, facilita gli inserimenti degli esterni o le incursioni delle mezzali: il bomber, comunque, quello dei centodiciannove gol, sono un’enormità, che però non si accontenta, vuole altro, vuole spodestare persino il suo amico Hamsik.
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