Il Napoli non doveva per forza battere il Chievo, ma verificare a che punto è la preparazione in vista del preliminare di Champions League, primo snodo capitale della stagione. L’1-1 finale di certo non fa sorridere Sarri, ma la condizione della squadra è buona e il gioco, così persuasivo ed efficace dell’anno scorso, non è stato intaccato né dalla fatica, né dall’usura.
Il problema, piuttosto, è che affrontare il Chievo non è mai semplice. Primo, perché sa difendersi togliendo lo spazio all’avversario. Secondo, perché sa colpire in campo aperto. Non a caso è andato per primo in vantaggio sfruttando un’incertezza individuale (Koulibaly). Proprio in quest’ottica, a mio avviso, resistono le riserve sul Napoli. Maksimovic non è ancora completamente affidabile (impreciso in alcuni anticipi, superficiale in fase di impostazione), mentre Koulibaly non sempre è rigoroso nello scalare all’indietro. In questo periodo della preparazione sono ancora difetti tollerabili, ma considerato che il punto debole della stagione scorsa è stata proprio la fase difensiva (se non vogliamo parlare del reparto), è tempo che ci sia maggiore attenzione da parte di tutti. Anche da parte dei centrocampisti che, nell’azione del vantaggio clivense, si sono fatti sorprendere dall’iniziativa di Birsa. In mezzo al campo si è creato un cratere, dove lo sloveno è stato bravo ad inserirsi per tentare un passaggio sulla destra. In traiettoria, però, è venuto a trovarsi Koulibaly che, con il fianco e del tutto involontariamente, ha fornito l’assist per la conclusione radente di Inglese (28′).
Il Napoli – schierato da Sarri con il solito 4-3-3 e con Mertens al centro del tridente – aveva collezionato almeno tre occasioni (palo di Mertens al 14′; tiro di Insigne al 19′ respinto da Sorrentino; assist di Callejon da dentro l’area con Insigne che manca la deviazione a porta vuota), senza però concretizzare come le trame promettevano. E quasi al primo affondo avversario era stato punito. Una licenza che non ci si può permettere né in campionato (dove la squadra perse punti proprio con le piccole), né nel preliminare di Champions (dove i gol si contano e si pesano). Detto, per inciso, che il primo tempo sarebbe dovuto finire in parità (29′ girata di Mertens e volo provvidenziale di Sorrentino a deviare), il Napoli è piaciuto quando ha sviluppato la manovra sia con il fraseggio corto e una grande mobilità degli uomini senza la palla, sia quando ha aggredito lateralmente (meglio Hysaj di Ghoulam). Ancora decisivi i cambi di fronte sulla trequarti, soprattutto sull’asse Insigne-Callejon.
Nel secondo tempo le squadre sono state stravolte dai rispettivi allenatori. Maran, addirittura, ha cambiato undici uomini. Sarri, invece, ne ha inseriti sette. Tra essi Milik che ha giocato affiancato da Mertens (un quarto d’ora) e da Ounas (l’intera ripresa). Il centravanti si è visto per un paio di tiri, un’acrobazia, una punizione deviata, un colpo di testa. Ounas, invece, oltre che siglare il gol del pareggio al 13′ (azione personale di Koulibaly, cross sul quale Seculin devia in mezzo all’area, facile ribattuta in rete), ha seminato il panico sulla destra (la sinistra della difesa del Chievo). Il neo-acquisto, oltre che veloce, è rapidissimo nei movimenti, salta l’avversario con facilità, guadagna il fondo, sa mettere in mezzo cross a ritroso. Callejon è un fedelissimo di Sarri, tuttavia Ounas saprà essere la sua alternativa, come minimo a partita in corso (l’allenatore del Napoli è un innovatore nel gioco, ma un conservatore nelle formazioni). Il Napoli, alla fine, ha giocato di più. Ma il Chievo avrebbe potuto vincere se l’incrocio dei pali non avesse respinto una punizione di Gaudino, un potenziale talento che cerca il rilancio nella placida provincia veronese.