Pareggiare o provare a vincere a ogni costo? Accontentarsi o rischiare? Controllare o esagerare? I dubbi sono questi. La logica, ma anche la storia recente, dice che schiaffeggiare di gol la Real Sociedad come gli azzurri hanno fatto con la Roma e il Crotone è quasi impossibile, lo è stato persino per Real in Liga. E che i baschi, fuori casa, non subiscono ko dal 29 giugno con il Getafe. Ovvero 5 mesi. Per batterli, proprio come ha fatto il Napoli nel match di andata, bisognerà avere la bava alla bocca, ma è difficile avere la presunzione di demolire la squadra di Alguacil, i Txuri-urdinak (bianco-blu) di San Sebastian senza rischiarne il suo contropiede, senza esporsi alla loro chirurgica sapienza nel colpire. Ma Gattuso sa anche che arrivare primi o secondi fa la differenza: chi vince il girone è testa di serie e ha la certezza di evitare nei sedicesimi un bel po’ di rogne. Oltre a racimolare un milione di euro di extra-bonus. «Non credo che per noi sia un bene sapere di avere due risultati a disposizione, perché difendere per novanta minuti mica siamo così capaci. Ma l’unica cosa certa è che vogliamo la qualificazione». In realtà, anche una sconfitta potrebbe qualificare il Napoli: nel caso in cui l’Az Alkmaar non vinca in Croazia con il Rijeka.
«Sapevo che saremmo dovuti arrivare all’ultima giornata del girone per giocarci la qualificazione: non siamo stati fortunati al sorteggio, l’Az è la stessa squadra che lo scorso anno ha sfiorato il titolo olandese e la Real Sociedad è seconda in un campionato difficile come quello spagnolo. Insomma, servirà un grande Napoli questa sera ma il passaggio del turno è un nostro obiettivo, il primo di questa stagione». Un vero e proprio spareggio, c’è poco da fare. Ma Gattuso di vigilie così ne ha vissute. Eccome. «Questo è un Napoli di grande qualità, probabilmente ho a disposizione i giocatori perfetti per le mie idee di calcio e di questo non posso che essere contento. Dobbiamo passare il turno, non possiamo fare calcoli». È un anno esatto dall’addio di Ancelotti e dall’inizio del ciclo Gattuso. «Sono contento di essere a Napoli, ora serve una grandissima prestazione per andare avanti in Europa. Ma noi non vogliamo certo fermarci adesso». Farà l’appello ai suoi pretoriani, è una serata di chiamata alle armi, da Insigne a Mertens, da Fabian e Zielinski. «Sono fiero e onorato di essere il primo allenatore a guidare il Napoli nello stadio che porta il nome di Diego Armando Maradona, per me è motivo di grande emozione», dice ancora Gattuso.
Non c’è solo il bivio in Europa. C’è spazio per il contratto che va solo firmato ma attorno a cui Rino Gattuso continua ad alzare, un po’ anche per gioco, delle cortine fumogene: «Facitv e ca… vuost», dice sorridendo e poi aggiunge serio. «I miei avvocati stanno valutando le cose». C’è poco da valutare, perché De Laurentiis ha confermato tutto ciò che ha fissato nell’incontro del 30 ottobre a Castel Volturno. Ma per Gattuso il tema caldo è anche quello del razzismo: «Bisogna vivere certe situazione come quella successe a Parigi, ma è chiaro che per combattere il razzismo servono dei segnali forti e mi pare che quello dell’altra sera lo è stato». Ora c’è la gara: il Napoli lo ha trascorso in ritiro, provando a recuperare il poco tempo a disposizione in questo tour de force che non ammette pause. Passare il turno non è solo uno sfizio: Gattuso sa di avere una squadra che ha una dimensione internazionale e che in questa Europa League può recitare una parte importante, provando ad andare fino in fondo. Magari provando a evitare ai sedicesimi qualche squadrone come il Manchester United. Non ci sarebbe proprio nulla di male.