Napoli-Salisburgo, la mossa di ADL:squadra in ritiro nonostante Ancelotti


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Alle ore 13 nella grande sala da pranzo dell’hotel Golden Tulip, quartier generale del Napoli, i giocatori vivono i primi minuti del lungo ritiro appena iniziato e comunicato al mattino dal team manager De Matteis. E si interrogano perplessi: «Ma perché questa decisione? A cosa serve?». La missione di De Laurentiis è compiuta. Voleva una scossa e almeno una prima reazione l’ha avuta. Il gruppo si compatta attorno al pugno duro presidenziale. Il ds Giuntoli spiega che la decisione della proprietà non è un castigo ma che si tratta solo del tentativo di mettere assieme i cocci di un gruppo che ha troppi alti e bassi nei rendimenti e che fa fatica a trovare un vero leader. Fa poca differenza, per i giocatori: la realtà dice semplicemente che cinque giorni dietro un cancello virtualmente chiuso sono molto lunghi. Peraltro c’è da fare i conti anche con le convocazioni con le rispettive nazionali: insomma, tanti azzurri torneranno a casa solo tra una quindicina di giorni. Ma tant’è: De Laurentiis le ha provate tutte e, sull’altare dell’esigenza di ritrovare certezze all’interno dello spogliatoio, ha preso questa decisione. Sa bene che Ancelotti non condivide il passo ma stavolta ha ignorato il pensiero del suo tecnico. Salvo ripensamenti, il rompete le righe avverrà subito dopo Napoli-Genoa.

 

D’altronde anche De Laurentiis si vede costretto, vista la crisi del Napoli, a cambiare i suoi piani: doveva partire domani per gli Stati Uniti, ma ha deciso di far slittare a domenica il volo per Los Angeles. E da oggi farà anche una cosa che non ama fare: stare al fianco della squadra, in ritiro. Prenderà parte al pranzo Uefa a Villa D’Angelo Santa Caterina e poi troverà il modo di incrociare il gruppo. E da domani, con il Napoli ancora in ritiro, sarà al centro sportivo. Ogni giorno. Fino a sabato. È la sua scossa. Il modo di far sentire la sua presenza. Ma attenzione: De Laurentiis non vuole mettere il gruppo in clausura per spirito di vendetta ma per una sua reale convinzione di efficacia del metodo. Ancelotti è convinto che il ritiro non serva a nulla, ma è difficile dare torto ai vertici che vedono come in effetti ci sia uno scollamento tra desideri dell’allenatore e prestazioni della squadra.

In realtà è da almeno dieci giorni che sente puzza di bruciato: ed è per questo che De Laurentiis ha deciso, il giorno prima di Napoli-Atalanta, di trascorrere la serata a Castel Volturno. Non una serata banale: cena e partita alla tv (c’era Brescia-Inter) con Ancelotti e poi incontro con la delegazione dello spogliatoio, con cui ha definito i premi per la Champions, accontentando le richieste della squadra in un clima di totale distensione. Pensava, dopo la gara con l’Atalanta, di aver messo il Napoli sulla strada giusta: venerdì a Roma, prima ha accompagnato Insigne e company a Villa Stuart a trovare Malcuit e poi si è intrattenuto con la squadra e Ancelotti. Ma la prestazione dell’Olimpico lo ha gelato: la sua tentazione è stata quella di spedire tutti in ritiro fin da sabato sera. Poi però ha cambiato idea per non dare l’impressione di una presa di posizione vulcanica, d’istinto. E ha tergiversato. Ma nel suo animo, il dado era tratto. Domenica ha riflettuto con i suoi fedelissimi (il vice presidente Edoardo, l’ad Chiavelli e il ds Giuntoli) e alla fine, in serata, ha deciso a freddo che era giusto così. «Tutti in ritiro e io sarò con la squadra».

Ancelotti è un allenatore che non accetta interferenze nella gestione del gruppo: alla squadra, può parlare solo lui. Né dirigenti né altri hanno il diritto di parola nel suo spogliatoio. Allena dal 1995, ha visto i suoi maestri Liedholm e Sacchi gestire i gruppi così e lui non fa marcia indietro. Chiaro che la decisione imposta da De Laurentiis gli va di traverso. E non lo ha nascosto. Ma di un vero e proprio strappo ancora non si può parlare piuttosto di una prima crepa in un rapporto blindato fin dal primo giorno anche da contorni di amicizia. Ecco, la prima vera crepa del muro. Perché fino a ora Ancelotti ha avuto pieni poteri, un plenipotenziario. Ecco, per De Laurentiis è arrivato il momento di avocare a sé una serie di poteri. Prima che sia troppo tardi.

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/napoli_salisburgo_ritiro_retroscena-4841835.html
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