Nel Napoli di questa prima parte della stagione c’è gloria per tutti. Poi è difficile poter chiamare gregari gente come Politano o Lozano, Raspadori, Simeone e così via dicendo. Luciano Spalletti dopo le prime nove partite di questa lunghissima stagione – che a novembre si ferma con i calciatori azzurri non impegnati per il Mondiale che andranno in vacanza per almeno 10 giorni – ha trovato la quadratura e il suo Napoli ha indossato con il 4-3-3 il vestito più idoneo per le caratteristiche dei giocatori. Una scelta tattica che ha portato con sé anche la definizione abbastanza rigorosa dei titolari. In un’epoca nella quale, salvo rare eccezioni, gli allenatori si sono abituati ad alternare spesso almeno una piccola parte della formazione, Spalletti ha ruotato poco i suoi uomini ma scegliendo la via dei cinque cambi. Il Napoli è la squadra che ha sempre utilizzato gli slot a disposizione. Tutti e cinque per ogni gara sia di campionato che di Champions. In serie A, dalle sostituzioni sono arrivati due gol (Politano a Verona e Simeone a San Siro con il Milan) e in Champions ben tre (Simeone con il Liverpool e Ndombele e Raspadori a Glasgow). Quando Osimehn è disponibile, Lucianone ha le idee sempre molto chiare, tant’è che prima dell’accidenti muscolare, il nigeriano è stato sempre titolare. Poi, con il suo stop (se tutto va bene rientra tra la gara con la Cremonese e quella al Maradona con l’Ajax) quelli confinati in panchina hanno avuto più spazi.
Fino ad adesso, Spalletti ha utilizzato ben 22 calciatori della rosa. A parte Sirigu, solo Zanoli non ha ancora esordito in stagione (Demme è infortunato dall’estate). Chiaro, Meret e Di Lorenzo sono i due sempre presenti, i signor Stakanov del Napoli, poi dietro c’è Anguissa (sempre titolare, un solo cambio: 772 minuti giocati) e giù dal podio Rrhamani e Kim che hanno lasciato il posto a Ostigard e Juan Jesus solo per una partita. In coda al minutaggio di questa fase I della stagione ci sono Ounas (13′) e Gaetano (15′). Insomma, c’è spazio per tutti. Ma in questo secondo muro di ottobre, con 12 partite da giocare (ben 4 in Champions) in 40 giorni, le alternanze saranno maggiori. Tranne che nella settimana tra il Bologna e la Roma, infatti, si gioca sempre ogni 72 ore. Impossibile, dunque, non pensare alle alternanze. Soprattutto in attacco, dove con 15 gol quello azzurro è il migliore (6 gol di destro, 3 di sinistro, 4 di testa e 1 rigore). Oltre ai 7 europei. In questo andazzo iniziale, c’è un dettaglio che dà la sostanza del lavoro fatto di alternanza delle forze da Spalletti: otto volte in vantaggio, solo una volta il Napoli non ha vinto (con il Lecce). Poi, per il resto, la squadra sa come portare in porto un successo. E un altro dettaglio: due volte in svantaggio (a Verona e all’Olimpico con la Lazio) e due volte ha ribaltato il punteggio. È una squadra in salute, c’è poco da dire, con le energie ben dosate. Poi, a dimostrare la condizione super del Napoli, un altro dettaglio: in campionato, dei 15 gol fatti, solo 4 sono stati realizzati nel primo tempo.
Sì, ora bisogna fare in altro modo. Queste due settimane dovrebbero aver portato a livello Nodmbele ed è chiaro che anche Ostigard, Juan Jesus, Olivera avranno più spazio. In 40 giorni bisogna andare al massimo. Motivo per cui va bene il recupero di Demme. Per oltre 600 minuti sono ben 7 i calciatori, oltre Meret. La prova che ci sono state gerarchie ben precise. Osimhen, prima dell’infortunio, non ha mai fatto turnover. E l’unico ballottaggio, lo dicono i minuti, è quello tra Lozano (353′ giocati) e Politano (420′). La stellina Raspadori ha giocato solo 245 minuti. E da titolare solo con Spezia e Milan. Simeone, l’eroe di San Siro, 190 minuti in tutto. E dal primo minuto solo in Champions, con i Rangers. Insomma, ci sono le riserve e i titolari. Ma nei prossimi 40 giorni, non sarà più così.