Napoli, tra le bandiere spunta anche quella dei Confederati: non è la prima volta


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Dopo i contrasti tra società e gruppi di tifosi organizzati, lo stadio Maradona si è ripopolato di bandiere di ogni dimensione e sfumatura di azzurro: la marea sventolante ha accompagnato Osimhen e compagni fino alla conquista dello scudetto. Ma le bandiere e gli stendardi non sono rimasti confinati nell’impianto di Fuorigrotta, invadendo balconi, vicoli e piazze della città tutta. Tra gli slogan, le caricature e le dichiarazioni d’amore sulle più diverse tonalità d’azzurro, è spuntata a sorpresa – neanche troppo – una bandiera che in teoria poco ha a che vedere con il calcio e il Napoli.

Si tratta della bandiera militare confederata, nota anche come croce sudista, rappresentata appunto da una croce blu con stelle bianche posta su uno sfondo rosso. In realtà non è la prima volta che la si vede agitata dai tifosi partenopei: nel 2012 i supporter del Chelsea rimasero alquanto straniti nel vederla esposta a Stamford Bridge durante il ritorno degli ottavi di finale di Champions League.

Bandiera dei confederati esposta dagli ultras del Napoli a Stamford Bridge, fonte Twitter

La croce sudista è il simbolo più diffuso e riconoscibile degli Stati Confederati d’America: non è mai stato adoperato come vessillo ufficiale e il suo primo utilizzo risale alla guerra di secessione americana, nel 1865. La denominazione Stati Confederati d’America riguarda alcuni stati americani meridionali che nel febbraio 1861 dichiararono la propria secessione dal resto degli States. Negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, la bandiera è stata usata in risposta ai movimenti per i diritti civili, essendo strettamente associata ai movimenti nazionalisti e suprematisti bianchi.

Ma per quale motivo i tifosi del Napoli – e non solo – hanno adottato questo simbolo? La risposta sembra contenuta nel libro dello storico Don Harrison Doyle, dal titolo “Nations Divided: America, Italy, and the Southern Question”. Nel libro, lo studioso riporta un confronto avuto con un professore di letteratura americana durante un pranzo a Napoli: «Anche noi siamo persone sconfitte, un tempo eravamo una nazione ricca e indipendente. Poi sono arrivati dal Nord, ci hanno sconfitti e hanno portato la nostra ricchezza e i nostri poteri a Roma». Le parole del professore fanno riferimento all’annessione del Meridione nel Regno d’Italia durante il Risorgimento.

Come i sudisti americani, i tifosi del Napoli rivendicherebbero in tal modo la propria appartenenza alla parte sconfitta dal Nord, rifiutando l’autorità dei “vincitori”.

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Nel 2015, un ventunenne americano di nome Dylann Roof è entrato in una chiesa metodista frequentata da afroamericani a Charleston, nel South Carolina, uccidendo nove persone. Il ragazzo, in precedenza, si era fatto fotografare con quel vessillo e altri simboli razzisti. All’indomani della strage, il Washington Post ha puntato nuovamente la luce sulla questione tirando in ballo gli ultras del Napoli e il loro rapporto con la bandiera, spiegando che – oltre al senso di ribellione – esso sia dovuto anche al significato razzista che assume il vessillo. La croce sudista non è di certo un’esclusiva del tifo organizzato azzurro: oltre a essere stata avvistata in molti stadi del Sud Italia, la sua presenza è stata documentata anche tra gli ultras di Real Madrid e Marsiglia.

Tra uso improprio e parziale ignoranza della sua storia, negli Stati Uniti si prova da decenni a chiudere questo simbolo nel cassetto del passato. È tuttavia difficile pensare che, seppur dovesse essere davvero bandita e rimossa oltreoceano, possa scomparire anche dagli stadi.

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/napoli_tra_le_bandiere_quella_dei_confederati_non_e_la_prima_volta-7391872.html

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