Inviato a Maynooth
Irlanda, terra di fantasmi. Ecco, il posto giusto per Milik perché scacci a uno a uno tutte quelle presenze spettrali che incombono su di lui. È solo Milik la ricetta al malumore di quella tifoseria che pensa, ed è convinta, che il salto di qualità Ancelotti lo possa fare solo con un top player là nel mezzo del tridente. Come se uno score di un gol ogni 92 minuti in campo non fossero sufficienti per avere fiducia. Tra gnomi e folletti, il gigante polacco deve mandare i primi segnali della sua presenza per scacciare voci: non teme rivali, ha detto durante il ritiro, e sa di poter fare tanti gol. E con il Liverpool è il test giusto per spedire i suoi messaggi di riscatto, partendo dalla assoluta certezza che sia un intoccabile e che De Laurentiis non pensa affatto di darlo via.
LA FIDUCIA
Si sa, quando ti rompi un crociato è un guaio. Quando te ne rompi due a distanza di meno di un anno è un disastro. Ma ora Milik non può perdere altro tempo: perché Ancelotti ha sempre avuto attaccanti di sostanza e di peso in avanti. Ed è quello che vorrebbe avere anche in azzurro: l’idea del falso nove non lo convince, è una cosa che a Carlo non va a genio. D’altronde, i big della panchina sono tutti uguali: bisogna anche rompere con il passato. Ed è per questo che il polacco lì davanti può essere una garanzia. Di certo con l’ultimo polacco con cui ha avuto a che fare Ancelotti non è stata proprio rose e fiori: al Bayern Monaco, con Lewandowki, pare che non corresse buon sangue tant’è che l’ex attaccante bavarese gli ha rinfacciato, dopo il suo esonero, i troppi infortuni muscolari.
ARIA DI RISCOSSA
Ecco, Arek sa che domani nell’amichevole contro il Liverpool vice campione d’Europa un bel po’ di occhi saranno puntati proprio su di lui. Non è questione di far gol o non far gol, perché quelli che contano deve cominciare a farli dal 18 agosto, dalla prima di campionato contro la Lazio, ma la questione è quella dell’inserimento nel gioco di Ancelotti. Il tecnico azzurro vuole giocatori dinamici, pronti a fare qualsiasi cosa sulla linea offensiva: Milik queste doti ce le ha, perché anche con Sarri spesso risaliva verso il centrocampo per fare da sponda e ripartire. Con Ancelotti non dovrà fare tutto questo, perché per certi versi gli attaccanti di Carlo devono badare un po’ meno alla fase difensiva. Milik dovrebbe trovarsi a suo agio. Ma deve fare alla svelta: il calendario subito intenso non consente di attendere i ritardatari.
I SORRISI
Piano piano. Un Mondiale faticoso e deludente alle spalle, un ritiro iniziato in ritardo, un fisico che non è che in fretta e furia riesce a entrare in condizione anche perché ognuno ha i suoi tempi. Ma domani il Liverpool, poi il Borussia Dortmund e infine il Wolfsburg sono tre test importanti per capire a che punto è Milik. Il ginocchio non è più un problema: si allena come gli altri e non si lamenta di nulla. La lunga riabilitazione lo ha fatto tornare muscolarmente ai tempi precedenti al primo infortunio. Lui a Dimaro non ha nascosto a nessuno di non essere turbato dalle tante voci di chi vorrebbe altri al suo posto. Ma la sua forza è anche mentale, perché mica è da tutti rompere due crociati e tornare in tempo utile per prendere parte anche al Mondiale. Dal bus che arriva nel primo pomeriggio nella contea di Kildare, al Carton House, è l’ultimo a scendere. Raccoglie la sua borsa e va nella hall. Ha un sorriso rassicurante per tutti. Ha la testa sulle spalle e sa che anche se è un amichevole gli occhi saranno su di lui. Partirà titolare, poi toccherà a Inglese. Con l’arrivo di Mertens ci sarà anche l’opzione del piccoletto là nel mezzo. Ma è Milik l’uomo su cui punta Ancelotti. E per cui Carlo ha solo parole di elogio.
From: Il Mattino.