E ora a voi due. Al Napoli, che ha vinto a Udine la dodicesima partita in 14 giornate, e alla Juve, che ha battuto il Crotone faticando per un tempo ed è a 4 punti dalla capolista. Venerdì sarà una sfida dalle mille emozioni, quella in cui gli azzurri potrebbero compiere un allungo sui bianconeri tale da ipotecare il titolo di campione d’inverno. Inter permettendo. La squadra di Spalletti è la più tenace nella rincorsa. Anche quando non brilla, vince e questo è segnale di forza, come nel caso del Napoli, non bello ma pratico contro l’Udinese, avversario inespressivo anche dopo il cambio di allenatore.
Già due anni fa Allegri dichiarava che le vittorie più importanti sono quelle nelle partite sporche, in cui vale più il risultato che il gioco. Gli azzurri talvolta le fallivano: gli incroci con le piccole diventavano fonte di sofferenza e delusioni. Invece, anche il Napoli sa essere grigio e vincente, in grado di proteggere l’1-0 (Jorginho ha segnato dopo la respinta del rigore: rientra nel copione delle partite sporche), anche se sarebbe servito il colpo del ko per mettersi al riparo da eventuali sorprese. Ha inevitabilmente pesato il turno di Champions, perché il secondo tempo contro lo Shakhtar era stato ad altissima intensità. Se il Napoli riesce a vincere anche su ritmi bassi, vuol dire che è cresciuto mentalmente. E che il turnover, se moderato, non crea problemi, come è accaduto con gli inserimenti in difesa di Chiriches e dell’ottimo Maggio. Il tridente non è stato pungente: capita. Sarri ha sostituito Hamsik per la diciassettesima volta in questa stagione, tenendolo però in campo fino all’82’. Il capitano non convince: cerca poco la profondità e va raramente al tiro, si limita ai passaggi brevi. Avere la fiducia di tecnico, compagni e tifosi – calorosi applausi anche alla Dacia Arena – è il migliore sostegno in attesa di un auspicato miglioramento delle prestazioni.
From: Il Mattino.