Vincere importante, ma ancor pi importante avere un proprio stile, credibilit, farsi seguire dai propri calciatori. Gennaro Gattuso non si è mai risparmiato ai microfoni, fin dal primo giorno a Castel Volturno ha messo le cose in chiaro: Ringhio-style. Uno stile che l’allenatore azzurro ha seguito in campo – con i risultati che tutti conosciamo – ma anche fuori. Quella voglia di colpire i calciatori, i tifosi, la stampa anche con l’immagine, un messaggio preciso e certo anche se indiretto.
L’arrivo è in grande stile, da uno che sa quante telecamere sono pronte ad accoglierlo. Quando sbarca a Capodichino, Gattuso veste un sobrio cappotto nero con camicia dello stesso colore. La giornata, seppur di dicembre, è baciata dal sole, quindi nasconde gli occhi dietro un tondo occhiale e soprattutto mostra il pollice alle telecamere mettendo in risalto un anemone d’oro che lo accompagnerà fino a Castel Volturno. Lì la trasformazione da allenatore in “nuovo giocatore”: il Napoli cerca di fretta una tuta di rappresentanza che sia giusta per lui, Rino la indossa senza alcun indugio e si presenta alla stampa come fosse allenatore azzurro da sempre. In campo si sta in tuta, al piede le scarpe da ginnastica del suo sponsor di sempre, un outfit che l’ex allenatore di Pisa, Palermo e Milan proverà a riprodurre anche in campo, ma con scarsi risultati. Il 14 dicembre l’esordio assoluto al San Paolo contro il Parma. Gattuso si presenta in tuta “spezzata” – un contrasto con quanto visto fare ad Ancelotti fin lì e un richiamo a quello che era stato Sarri, elogiato più volte nei giorni precedenti – prima di passare a fine gara al completo in grigio. Non basterà, il Parma vincerà 2-1 e la tuta andrà in soffitta subito. Una settimana più tardi, col Sassuolo, la prima vittoria da allenatore del Napoli arriva in cappotto e camicia: sarà l’unica volta che i tifosi del Napoli vedranno il loro nuovo allenatore indossarla.
Spazio alla scaramanzia, che Rino conosce bene: allenamenti ripetuti ai soliti orari, rifiniture su campi precisi, anche i posti dei giornalisti in sala stampa possono fare la differenza per lui. Il Napoli perde male con Inter e Lazio, contro il Perugia (esordio in Coppa Italia) arriva la prima vittoria al San Paolo. Gattuso sfodera una polo azzurra sotto la giacca, outfit riproposto anche alla partita successiva contro la Fiorentina. Stavolta il risultato è pessimo, i viola vincono e si cambia ancora. Contro la Juve – al San Paolo – la novità: la polo sotto la giacca diventa nera e finisce in festa: 2-1 azzurro contro la rivale di sempre. A Rino, da uomo del Sud, sembrerà giusto riproporlo anche contro il Lecce ma, ancora una volta, la scaramanzia non basta.
Si cambia ancora, dunque. Addio alle polo e via alle maglie: il Napoli fa il filotto con Inter (Coppa), Cagliari e Brescia prima della serata di gala in Champions contro il Barcellona. Gattuso, però, non torna al passato: niente camicia e ancora maglia nera accompagnata dalla giacca. Napoli-Torino anticipa il lockdown in cui Ringhio lascia crescere barba e capelli – come ai tempi del Milan, ma con qualche macchia bianca in più – presentandosi sui social quasi irriconoscibile. Un look prontamente accantonato quando il calcio italiano torna in campo. Vince il suo primo trofeo contro la Juve in finale emulando l’outfit mostrato già nella notte contro Messi, poi l’arrivo del caldo lo spoglia della giacca e arriva alla sfida di Verona con una maglia a mezza manica. Il risultato è convincente, tanto da riproporlo anche ieri contro la Spal al San Paolo. Due vittorie su due, alla vigilia della sfida decisiva contro l’Atalanta. Ora Gattuso deve solo sperare che anche il clima di Bergamo, giovedì sera, sia dei più clementi.