Nel giorno surreale in cui il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il ministro per lo Sport, Luca Lotti, azzerano pubblicamente il vertice della Federcalcio, il pallone italiano, senza grande convinzione, cerca sul fondo delle proprie risorse la forza di voltare la pagina dell’attualità e di alzare lo sguardo verso il futuro. Le macerie della Nazionale italiana di calcio ancora fumano negli occhi dei tifosi. Quel che resta è poco: a rimanere a galla ora è soltanto l’impegno dei giocatori, avvitato alle lacrime della notte. Di ogni altro aspetto, il nulla. L’Italia dovrà ripartire, ci spiegano da lunedì sera. Ma come? E soprattutto: da dove? Da quali giocatori, per l’esattezza?
PENSANDO AL QATAR
A differenza del presidente federale Carlo Tavecchio e del ct Gian Piero Ventura, alcuni azzurri hanno avuto il buon senso di dimettersi qualche minuto dopo la fine della partita di Milano contro la Svezia. De Rossi, Buffon, Barzagli, ad esempio. Hanno tutti salutato: per ragioni diverse, certo, però hanno salutato. Così è chiaro che l’albero della Nazionale dovrà rifiorire, considerando pure che tra nove mesi cominceranno la Nations League e quindi le qualificazioni per gli Europei del 2020. Insomma: di una profonda rifondazione anche tecnica non solo si sente la necessità, ma è il caso di condividere pure il bisogno. Tanto per capirsi, l’intelaiatura della Nazionale sarà imperniata sui migliori giovani: e solo a loro saranno affidati i giorni a venire. Qualificarsi per gli Europei del 20 e per i Mondiali del 22 sarà il nostro unico obiettivo. All’inizio del torneo del Qatar mancano cinque anni e sei giorni, ad essere precisi si inizierà il 21 novembre del 2022. Dunque sarà questo il periodo in cui l’Italia dovrà preparare la ricetta del cambiamento: tanto che al momento neppure è possibile tracciare i margini della mutazione. L’Italia di oggi scomparirà. Per cui della formazione titolare dell’altra sera resteranno giusto quattro o cinque di elementi. Forse. Probabilmente Bonucci e Chiellini, oltre che Darmian, Jorginho e Immobile. Indovinare ora i volti dei giocatori che saranno convocati tra cinque anni è però un gesto impossibile fino all’incoscienza. Cinque anni fa, del resto, Immobile ancora galleggiava nel Genoa, mentre Belotti litigava con la nebbia nell’Albinoleffe in Lega Pro. Per cui, magari, tra un paio d’anni in Serie A si rivelerà un fenomeno: e allora viaggeremo sicuri di una grande autorevolezza verso il Qatar.
I VOLTI
Quanto ai portieri, punteremo su Donnarumma, Perin e Sportiello. Invece alla ricostruzione della difesa provvederanno, tra gli altri, ragazzi come Astori, Rugani, Romagnoli, D’Ambrosio, De Sciglio, Calabria e Caldara. Sono ancora acerbi, d’accordo, ma nell’andare delle prossime stagioni avranno il dovere di crescere e di rendersi pienamente degni della maglia azzurra. Al centro del campo spiccheranno, fra tutti, Locatelli, Verratti, Pellegrini, Spinazzola e Mandragora. Comunque, a leggere i nomi, in fondo è l’attacco a infondere maggiore ottimismo: perché le eccellenze sono Immobile, Belotti, Insigne, El Shaarawy, Bernardeschi e Chiesa. Dato che il momento è delicato e il futuro sfocato, naturalmente le incertezze non mancano. E sulla linea dell’orizzonte adesso balla una questione nuova per l’alfabeto del nostro calcio. Ovvero. Una generazione quella dei nati a cavallo tra il 90 e il 92 corre il serio pericolo di mancare il sogno mondiale. Era troppo giovane nel 2014; sarà troppo in là con l’età nel 2022. In questo cielo si può leggere la stagione del domani del pallone azzurro. Se saranno inverni drammatici o primavere pazzesche.
From: Il Mattino.