Noi, innamorati di quest’azzurro ci siamo divertiti con Sarri & Co.


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Novantuno punti, due record in uno: quello a uso interno, la vetta
più alta mai raggiunta nella storia del Napoli, l’altro
che serve solo ad aggiungere amarezza, perché le sole due
squadre che finora avevano superato quota novanta, e cioè
Inter e Juventus, avevano contemporaneamente agguantato lo
scudetto. Lo scudetto sognato e non arrivato, il grande assente,
ieri, in un San Paolo straripante di bandiere azzurre e di cori, di
bambini con le magliette di Lorenzo e Ciro-Dries, di donne e uomini
con le lacrime agli occhi. Una festa sul filo tra l’arrivederci
e l’addio pure difficile da celebrare perché, vai a
vedere il destino, all’ultima giornata fra tante squadre ci
è capitato il Crotone, il meridionale Crotone, da
sconfiggere e condannare alla retrocessione. Ma una festa
necessaria, e chi se ne importa più se alla resa dei conti
siamo a zero tituli: necessaria, perché tifosi e squadra
avevano bisogno di dirselo un’ultima volta e per sempre il loro
amore. Mai, a memoria di tifosi, c’è stata a Napoli una
sintonia così totale tra il campo e gli spalti, tra il
popolo azzurro, i calciatori e – soprattutto – l’allenatore.
Mai, per un intero campionato, si sono divertiti così tanto
tutti insieme, tifosi e squadra, neanche quando la star era
Maradona, o forse solo allora. I caroselli dopo la vittoria allo
Stadium, e soprattutto i cinquemila che d’improvviso si sono
presentati alla stazione centrale per accompagnare gli azzurri
verso Firenze (ahimè, senza immaginare che stava per
cominciare l’inizio della fine) resteranno fotografie
indelebili dell’anno in cui Napoli si innamorò del
Napoli.

From: Il Mattino.

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