Ghigliottina come neppure Robespierre. Ha uno sprint quasi come quello di Bolt. È una lama tagliente per chiunque prova a contrastarlo. Ritmo, qualità della corsa, personalità. E coraggio da vendere: come gli è venuto di calciare in quella maniera? Era l’uomo che sul gong del mercato il Manchester United ha tentato di strappare mettendo 100 milioni di euro sul piatto e Cristiano Ronaldo in dote. De Laurentiis ha detto di no a tutte e due le cose. Per rinunciare a Osimhen chiedeva 140 milioni. Impossibile rifiutare una simile cifra se fosse arrivata sul tavolo. Ma i 140 milioni non sono arrivati e Victor è rimasto qui, alla corte di Spalletti. E Cr7 è rimasto in Premier. E almeno qui tutti sono rimasti contenti. Anche se a Manchester, visto il calvario del portoghese, un po’ meno.
Ha girato il mondo prima di arrivare qui: lo hanno scelto Gattuso e il solito Giuntoli, durante il lockdown del 2020. In meno di dieci giorni ha segnato tre gol: quello all’Ajax, l’altro al Bologna e infine quella alla Roma. C’è chi usa le assenze per perdersi e chi per ritrovarsi: lui in cinque settimane a lavorare per conto suo ha capito che è meglio darsi da fare, perché gli altri due al suo fianco, Raspadori e Simeone, sono due ossi duri. E lui è tornato a sprizzare fiamme. E a fare gol. Perché i gol non si contano, si pesano. E quello dell’Olimpico è straordinario. «We keep going», continuiamo così, ha twittato dopo la vittoria dell’Olimpico. È tornato titolare dopo 50 giorni in campionato (l’ultima volta con la Lazio il 2 settembre). E chi si aspettava subito numeri da grande acrobata, da doppio salto mortale, come da chi deve dimostrare che il nome in grande sul cartellone se lo è meritato, non è rimasto deluso. Osimhen è stato freddo, convinto, utile. Non ha fatto il fenomeno, non si è lasciato trascinare dall’ansia di chi ha vissuto il proprio Deserto dei Tartari e deve per forza recuperare velocemente il tempo perduto. Si è limitato a giocare bene a calcio. Osi non si è mai perso nella mappa della vita. Giovane sì, ma deciso. Inesperto, ma concentrato. Con gli stessi occhi da lupo, con quel lampo da giusta distanza. Lui, nella casella campione, non si stressa. Poi c’è Spalletti, nel caso, a richiamarlo all’ordine. Ha ragione Lucianone: la maglia non se l’è tolta più. Neppure all’80’ della gara con l’Olimpico. Ha ragione pure Abraham che a fine della partita lo ha atteso nel parcheggio e lo ha chiamato Senior man, ovvero l’uomo anziano che in Nigeria è un po’ come mettere una corona in testa a qualcuno. «Hai reso triste il nostro spogliatoio» dice il romanista in un video postato da un amico dei due bomber. Non c’è la risposta di Osi.
Non ha mai detto: voglia andare via. Mai. Sta a Napoli e sta bene qui. Poi la prossima estate si vedrà: la serie A resta pur sempre un campionato di transito, c’è la Premier che è già una Superlega e dove è impossibile fare concorrenza alle cifre folli dei club britannici. Magari proprio il Manchester United. Ha un feeling con i tifosi unici: d’altronde, gira con un jeeppone verde che non passa inosservato e che si ferma ogni volta qualche tifoso glielo chiede. È incredibile la sua disponibilità: quando finisce la partita, lo inseguono con lo scooter e lui, al rosso del semaforo, tira fuori la testa per regalare una foto. È un faro là in attacco, è tornato a essere la luce che illumina.
Nessuno se la prenda a mano: sono i campioni come lui che fanno la differenza rispetto alle tattiche e alle strategie. Raspadori lo sa che ora deve fare un piccolo passo indietro, diciamo di lato. Così come Simeone (che bello vedere tutti e due prendere parte ai festeggiamenti sotto la curva con la gioia dipinta sul volto). Domani tocca di nuovo al falso nove emiliano contro i Rangers Glasgow (il Napoli si gioca un traguardo non di secondo piano, ovvero il primato del girone e la possibilità di essere testa di serie nel sorteggio degli ottavi di finale di Champions) perché magari in Champions Victor dovrà tirare il fiato. Ma sabato pomeriggio tocca di nuovo al nigeriano. Osimhen, quindi, è come se avesse voltato, facendo una cosa semplice: segnando. E riprendendosi il Napoli.