Gi il numero che storicamente portano dietro le spalle potrebbe bastare. Perch l’1 sinonimo di unicit. In ogni squadra di calcio, infatti, ci possono essere pi difensori centrali, pi terzini, pi attaccanti, pi mediani. Ma di portieri no: ce ne pu essere uno e basta. L’altro va in panchina, questo poco ma sicuro. Da quando in azzurro arrivato Alex Meret (estate 2018) a Napoli tornata in auge anche la maglia con l’1 stampato dietro le spalle, quella che era un po’ sparita nel periodo in cui tra i pali c’era stato Reina.
Dal punto di vista della gestione, con Ancelotti le cose sono state chiare fin dall’inizio. Dopo l’arrivo di Ospina – portiere colombiano preso last minute sempre nell’estate 2018 dall’Arsenal per sopperire all’infortunio lampo al braccio di Meret – ci sarebbe stata alternanza, un sano dualismo che in fin dei conti ha fatto bene a entrambi e che si era sostanzialmente prolungato anche con l’inizio di questa stagione. Certo, Meret era il titolare e Ospina l’alternativa, ma con la consapevolezza che entrambi partivano più o meno dallo stesso punto. L’arrivo in corsa di Gattuso, poi, ha leggermente cambiato le cose perché Rino ha voluto chiarire dall’inizio che per lui il titolare sarebbe stato uno, Meret. Dopo appena tre gare, però, Ospina ha scalzato la concorrenza (a Roma contro la Lazio ha giocato lui complice un problema fisico di Meret che aveva anche commesso un errore in occasione della gara con l’Inter) e ha avuto la seconda chance anche contro il Perugia in Coppa Italia riscattandosi con un rigore parato dopo il gol regalato a Immobile all’Olimpico.
Proprio dopo la gara di martedì pomeriggio, allora, sono arrivate le nuove parole di Gattuso. «Meret è un patrimonio della società e lo sa anche lui, ma deve migliorare dal punto di vista della qualità nella costruzione dell’azione», riferimento chiarissimo alle qualità di Ospina di giocare la palla con i piedi. E allora? Sabato c’è la Fiorentina e, al netto di una ripresa fisica completa di Meret, per Gattuso si porrà il problema di chi scegliere dal primo minuto. Alex ha seguito le parole dell’allenatore e ne ha fatto tesoro. Perché lui – 22 anni – è un ragazzo dai valori sani e puliti. Non lo ha visto come un attacco o una bocciatura, ma come uno sprone per migliorare ancora. Ecco perché si è subito messo con la testa al lavoro. L’ultimo dei suoi desideri è quello di perdere il posto nel Napoli, che poi vorrebbe dire anche rischiare grosso in ottica Nazionale ed Europei. È giovane, questo è vero, ma anche abbastanza maturo da accettare le decisioni dell’allenatore con tranquillità. Durante gli allenamenti avranno modo di chiarirsi ancora, tanto più che Gattuso ha anche esaltato le qualità di Meret («Para molto molto bene», ha detto sempre dopo il Perugia) facendo capire di non avergli chiuso affatto la porta in faccia. A questo punto le scelte di sabato saranno molto delicate, ma anche importanti.
Una cosa è certa: né Ospina né Meret hanno attraversato un momento di forma irresistibile. Prima l’errore di Alex in occasione del tiro-gol di Lukaku al San Paolo contro l’Inter, poi la palla persa goffamente da David – ironia della sorte, proprio durante una giocata con i piedi – all’Olimpico. Il colombiano ha già avuto la sua occasione di riscatto ipnotizzando Iemmello dal dischetto contro il Perugia, magari Alex confida nella Juve (arriverà al San Paolo il prossimo 26 gennaio): alzare il muro contro CR7 (lo scorso anno fu espulso per un tocco inesistente sul portoghese) potrebbe essere il modo giusto per dimenticare errori e malumori.