Per fortuna si è trattato solo di un grande spavento. Ma
scatta un’inchiesta della Asl Napoli 1 sulle modalità
del soccorso e sulle decisioni assunte dai responsabili del
servizio di emergenza sanitaria all’interno dello stadio. La
premessa è che il servizio di emergenza e urgenza nello
stadio San Paolo è appaltato dal Calcio Napoli a
un’azienda privata e da questa affidata, in convenzione, a due
noti team esperti nel trasporto infermi. La routine operativa
prevede che tutto quello che avviene all’interno del recinto
dell’arena sia di competenza e responsabilità dei
titolari del servizio. Per tutto ciò che invece investe il
trasporto in strutture sanitarie esterne è fatto obbligo
consultare la centrale operativa del 118 che ha la
responsabilità di indicare dove portare il paziente in base
alla tipologia del malore e anche in base alla funzionalità
dei vari ospedali di destinazione ai fini di acciuffare la
sicurezza del paziente. Ospina, dopo le prime cure in campo,
è stato trasportato all’ospedale San Paolo senza alcun
consulto con il 118. La decisione è stata pertanto
contestata formalmente dalla Asl in quanto non conforme alle
procedure di sicurezza previste. «Quando si sono
manifestazioni sportive o di altro tipo al San Paolo – avverte
Giuseppe Galano responsabile della centrale del 118 –
l’organizzazione ci chiede un preventivo parere alla centrale
operativa sul rischio sanitario. E fin qui tutto è avvenuto
secondo regola. Anche nel caso di un trasporto in ospedale il
consulto con noi è indispensabile per valutare, in base al
tipo di trauma o malore, quale sia l’ospedale più
attrezzato. Solo noi, inoltre, in base alle comunicazioni delle
direzioni sanitarie, sappiamo se le apparecchiature sono in
funzione e se ci sono disponibilità di posti letto nella
rete di pronto soccorso. Per la sicurezza del paziente dunque
questo è un passaggio fondamentale».
From: Il Mattino.