“Il pi forte? Mia madre pensa che sia stato io, e sua madre pensa che sia stato lui…”. Dal primo incontro alla fine degli anni ’70 al commovente messaggio di Pel per la morte dell’argentino, il racconto di una rivalit che ha segnato la storia del calcio e molto di pi
Non v’era traccia sui giornali – come nell’opinione pubblica generale – di una rivalità tra i due, fino al 22 giugno del 1986: fu il gol di Diego all’Inghilterra – non quello con la mano, l’altro – a solleticare la penna di Juvenal, editorialista di El Gráfico, che uscì con il più profetico (e malefico) dei titoli: “Nace una polémica que no morirá jamás: Maradona fue más para Argentina que Pelé para Brasil”. Secondo il periodista sudamericano – e in futuro secondo alcune decine di milioni di autorevoli ‘esperti’ sparsi nei bar di tutto il pianeta – il Brasile del 1970 era così forte che avrebbe alzato comunque la Coppa, con o senza O Rei; al contrario, l’Albiceleste non avrebbe mai potuto aspirare al trionfo senza il suo Diez. Ma Pelé c’era anche nelle edizioni del 1958 e 1962, e vinse da protagonista quei Mondiali, mentre Maradona si ‘limiterà’ a vincere (da) solo quello messicano. E poi ha segnato un migliaio di gol più dell’altro, che però ha vinto anche in Europa, per giunta a Napoli, dove nessuno c’era riuscito prima di lui. E allora Messi? E il ‘povero’ Ronaldo? In realtà, il problema – questo giochino macabro della pistola alla tempia, con qualcuno che deve obbligatoriamente andare giù dalla torre, “Vuoi più bene a mamma o a papà?” – è sempre stato più nostro che loro, che non hanno mai avuto il minimo dubbio su chi fosse il migliore, il più amato: “IO”. Ma non si può certo dire che nel tempo anche loro non ci abbiano ‘sguazzato’, con insinuazioni reciproche di pessimo gusto, per congedarsi – fortunatamente – in completa armonia. Così com’era iniziata tra loro quel 9 aprile del 1979, un lunedì, quando si trovarono per la prima volta l’uno di fianco all’altro su un divanetto affacciato sulla spiaggia di Copacabana.