Petrucci: «Caos Palavesuvio, ​campionato di Basket falsato»


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C’è un’altra Napoli che sogna lo scudetto: è quella del basket femminile. Sarebbe il terzo dopo i successi del Guf nel 1941 e dalla Phard nel 2007. Ma sulla stagione della Dike, che ha investito su questa scommessa quasi un milione di euro e ha scelto sul mercato italiane (Tagliamento, Macchi e Ress) e americane (Harrison, Courtney e Gabrielle Williams) di alto profilo, c’è il peso della imminente chiusura del Palavesuvio, dove peraltro le ragazze erano tornate a giocare per la gioia dei loro tifosi nella scorsa primavera dopo l’attesa di un anno e mezzo. L’impianto dovrebbe essere dichiarato off limits tra nove giorni per i lavori di restyling in vista delle Universiadi. I dirigenti della Dike stanno tentando un faticoso accordo con il commissariato che coordina le opere per la manifestazione perché ci sono difficoltà a reperire un’altra palestra. «E così c’è il rischio che venga inficiata la regolarità del campionato di serie A: sarebbe un danno enorme far proseguire l’attività con un numero dispari di squadre, non vogliamo ripetere quanto sta accadendo altrove», avverte con estrema chiarezza il presidente della Federbasket Gianni Petrucci, lasciando intuire che coloro che dirigono la Dike potrebbero essere costretti a mollare in questa situazione. Addio non solo allo scudetto ma anche al campionato a dispetto di importanti investimenti.

Presidente Petrucci, Napoli non è una città per il basket: la Gevi, serie B maschile, gioca a Casalnuovo perché è chiuso il PalaBarbuto; la Dike, top club della serie A femminile, sta per essere sfrattata.
«È una situazione seria e non possiamo più tollerarla. Se la Dike, in caso di inagibilità del Palavesuvio, non trovasse un altro impianto si rischierebbe di falsare il campionato. È meglio non usare giri di parole su questo argomento che tocca un club che, secondo le previsioni degli esperti, ha le carte in regola per vincere il campionato».

Il problema non riguarda solo il basket: anche le squadre di pallanuoto sono state allontanate dalla piscina Scandone sempre a causa dei lavori di restyling per le Universiadi 2019.
«La Federbasket aderisce alle Universiadi ma non possiamo accettare questa come una valida motivazione per chiudere un impianto e costringere una squadra nel bel mezzo della stagione a cercarsi un’altra struttura per gli allenamenti e le partite. Non si può pensare che l’organizzazione di una manifestazione possa danneggiarne un’altra come il campionato di basket. Ricordo, per inciso, che sulle Universiadi c’è stata incertezza fino all’ultimo momento e che nella macchina organizzativa non vi sono né il governo né il Coni».

Quale soluzione propone il capo del basket italiano?
«Una società che ha progetti ambiziosi e fa determinati investimenti non può sentirsi maltrattata e rischiare l’esclusione dal campionato perché non c’è un campo di gara. Dove possono andare queste ragazze? Si dovrebbe far giocare la squadra al Palavesuvio finché si può. Purtroppo non viene data la giusta importanza al movimento cestistico a Napoli a dispetto dei numeri: qui, dopo il calcio, c’è il basket. E prima della vicenda del Palavesuvio c’è stata quella del PalaBarbuto e prima ancora, ormai tanti anni fa, quella del Palasport. Una vera favola, se vogliamo adoperare un termine ironico per una vicenda che invece ci amareggia moltissimo perché parliamo di una struttura costruita in occasione dei Giochi del Mediterraneo nella quale venne conquistato un trofeo europeo dalla gloriosa Fides e successivamente vi hanno giocato ottime squadre in serie A, seguite da un pubblico numeroso».

Il Palasport Mario Argento è stato chiuso vent’anni fa, l’ultima partita giocata nella primavera del 98. Poi venne demolito: in viale Giochi del Mediterrano è rimasto lo scheletro di quell’impianto.
«È una vicenda che conosco benissimo, purtroppo. Da presidente del Coni sono stato più volte a Napoli per trattare con i governatori e i sindaci che hanno preceduto De Luca e de Magistris il delicato argomento dell’impiantistica sportiva. Gli sforzi e gli appelli non sono bastati, la situazione si è fatta sempre più difficile a fronte della voglia di basket dei dirigenti e degli appassionati. Perché ridursi in questa situazione? Perché non essere al fianco di chi vuole fare qualcosa di costruttivo per lo sport napoletano? I dirigenti di questa società hanno tesserato cestiste italiane che sono nel giro della Nazionale e americane che hanno un curriculum di prestigio. La politica non farebbe una bella figura se si verificasse il peggio».

Lei è molto netto sulla possibilità di un’esclusione della Dike dal campionato.
«Perché non si può falsare la stagione. C’è un aspetto sportivo ma anche economico: è evidente che chi ha fatto degli investimenti potrebbe poi avviare cause, la storia non finirebbe qui. Mi auguro che il Comune di Napoli possa confermare la disponibilità dell’impianto per questa squadra che già era stata lontana dalla struttura per un lunghissimo periodo e nonostante ciò era riuscita a raggiungere lusinghieri risultati grazie agli sforzi di dirigenti, tecnici e cestiste. Monitoriamo gli sviluppi della situazione, sempre al fianco della società, perché Napoli e la Campania sono risorse importanti per il basket nazionale».

From: Il Mattino.

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