Roma-Napoli, i due volti di una sfida: squadre rinnovate, strategie diverse


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Il 26 luglio, tre mesi fa, Dybala era lì seduto sulle scale del Colosseo Quadrato tra cori, sbandierate e giochi di luce. A Castel di Sangro, chissà perché convinti che fosse uno degli obiettivi del Napoli (non lo è mai stato), i depressi tifosi azzurri davano un malinconico benvenuto al difensore coreano Kim e poche ore dopo vedevano il Napoli fare 2-2 con l’Adana. Due strategie di mercato distanti anni luce, quelle del club partenopeo e del club giallorosso: uno ha trattato e comprato i cartellini, l’altro ha fatto incetta di parametri zero. Nel calcio c’è una parola magica, “progetto”, che viene appoggiata a ogni situazione come un vaso di fiori sul balcone di casa. Ecco, domani all’Olimpico si affrontano due squadre distanti 4 punti ma anche due idee lontanissime di calcio. 

Non per questo, uno è meglio dell’altro. La Roma andava di corsa, in questa estate, prendendo Dybala, poi Matic e Wijnaldum e così via dicendo e tenendo alto il proprio monte ingaggi (comunque oltre i 100 milioni di euro, il terzo in serie A). Il Napoli sembrava dover ritrovare il filo del discorso. Cosa che invece De Laurentiis aveva ben chiara nella testa. In maniera semplice e netta. Ogni progetto ha bisogno dell’abc. E il patron azzurro ha messo lentamente ogni tassello al proprio posto. Ha incassato dal mercato 80 milioni di euro: ebbene in 35 giorni, ne ha rinvestiti quasi 70 milioni, mettendo a bilancio Raspadori con la formula del prestito (5 milioni) e riscatto a 32 milioni tra 12 mesi. La Roma no: ha tenuto in cassa gli incassi del calciomercato per un totale di quasi 41 milioni. Club come il Napoli non amano andare a caccia dello svincolato. Portare via giocatori a zero a una società dello stesso livello significa drogare gli stipendi e alzare le commissioni dei procuratori, i quali ricevono una parte dei soldi altrimenti destinati al costo del cartellino. Che può essere ammortizzato. Al contrario dei bonus alla firma. Il Napoli ha però scelto di fare il contrario: ovvero di mandare a scadenza i suoi big e di lasciarli partire da “svincolati”. Come ha fatto con Insigne, Mertens, Ospina, Ghoulam. Come in passato aveva fatto per Callejon, Maksimovic, Hysaj e Reina. Perché da un certo momento in poi, abbattere i costi del personale conta molto di più. Anche la Roma e Mourinho hanno passato un’estate a tagliare con il passato e alla fine i risultati sorridono. 

Nel Napoli, il progetto aziendale non si è mai separato da quello sportivo. Neppure questa stagione dove sembrava la fine del mondo sentir parlare di “anno zero”, taglio degli stipendi e addio ai veterani. C’era sempre un filo logico dietro ogni passo di De Laurentiis, per l’appunto “un progetto”. Come quello dei giallorossi. Perché la Roma ha venduto calciatori per 49,85 milioni di euro (Lopez per 12 milioni, Veretout per 11 milioni, Under 8,40 milioni e così via) ma ne ha spesi “solo” 8,50 milioni tenendo in cassa 41,35 mln. La Roma non ha comprato guardando la carta d’identità: Wijnaldum ha 31 anni, per esempio, Matic 34 anni. Il Napoli sì: ha inseguito Ronaldo ma solo perché il Manchester United voleva Osimhen. E il nigeriano sarebbe andato via solo alle condizioni di De Laurentiis. Le plusvalenze possono essere utili al bilancio, così come i parametri zero, ma da sole non fanno vincere le partite. E il Napoli lo sa bene. Tant’è che ha investito praticamente tutto ciò che è entrato. Per arrivare a questo derby del Sud che vale lo scudetto, che può fermare la tirannide del Nord che dal 2001 domina la serie A, Napoli e Roma hanno scelto strade differenti. Anche in panchina. Mourinho è un guru da 7 milioni di euro netti a stagione. Spalletti ne prende poco meno di 2,8. Non è questione di poco conto: Lucianone è sesto nella classifica delle panchine d’oro.  

Due club che si muovono pure in maniera differente: la Roma ha fatto 40mila abbonamenti ancor prima di prendere Dybala, sulle ali dell’entusiasmo della Conference League che mai nessuno, dalle parti della Capitale, ha mai considerato come una coppetta. Anzi. Dan Friedkin produce film proprio come Aurelio De Laurentiis e questa estate a Roma lo adoravano. Pur avendolo visto poche volte. Il merito di chi sa spendersi bene. Anche se poi in classifica è indietro, prende qualche schiaffo di troppo pure nel girone di Europa League mentre l’altro vola sulle ali delle dieci vittorie consecutive tra campionato e Champions. Roma è la città di De Laurentiis: gli uffici della Filmauro affacciano sul Quirinale. Domani sarà allo stadio, come gli capita spesso quando il suo Napoli gioca all’Olimpico. 
 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/calcio_napoli_roma_de_laurentiis-7004451.html

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