Se Carlo Ancelotti fosse un supereroe (cosa che probabilmente
è già per alcuni tifosi milanisti) e se avesse i
super poteri di Superman, Claudio Ranieri rappresenterebbe la sua
kryptonite. Perché alla faccia di tre Champions e altra
argenteria varia in bacheca, Carletto ha un tabù. E si
chiama proprio Claudio Ranieri. Sì, perché
l’allenatore del Napoli, non ha mai battuto il collega che oggi
siede sulla panchina giallorossa. Tre vittorie e altrettanti
pareggi per Sir Claudio, il «testaccino» che supereroe
lo è diventato per davvero, nella stagione 2015-16. Il suo
non sarà un palmares ricco come quello di Carletto, ma
può vantare la più grande sorpresa (e impresa)
calcistica degli ultimi 30 anni: lo scudetto con il Leicester. Ecco
perché loro due, insieme ad Antonio Conte, sono gli ultimi
italiani capaci di vincere nel calcio inglese. E inutile girarci
attorno: una Premier conquistata alla guida del piccolo Leicester
resterà nella storia molto più a lungo rispetto a
quella vinta sulla panchina del ben più ricco Chelsea.
Ma aver vinto in Inghilterra (per di più entrambi alla guida
di due squadre che vestono la maglia dello stesso colore: blu), non
è certo l’unico punto in comune tra i due allenatori che
domenica si affronteranno alle 15 all’Olimpico in occasione di
Roma-Napoli. Ecco, il punto di incontro è già scritto
nei nomi delle due squadre: Claudio, romano e romanista, del Napoli
è stato allenatore con fortune alterne nel biennio 1991-93;
Carletto, invece, della Roma è stato giocatore agli inizi
degli anni 80: trampolino di lancio della sua carriera tra momenti
di gloria (lo scudetto dell’83), grandi delusioni (la finale di
coppa dei Campioni dell’84 persa ai rigori in casa col
Liverpool) e l’infortunio che gli impedì di giocare
proprio quella finale. Ecco perché riabbracceranno il loro
passato. Ancelotti strizzando l’occhio a Roma e alla Roma, che
lo ha amato come calciatore e più volte lo ha sognato come
allenatore. Ranieri farà altrettanto con il Napoli, del
quale tempo fa ha tracciato un affresco splendido: «Con mia
moglie abitavamo al Vomero. Dormivamo con le tapparelle aperte e ci
svegliavamo per forza alle sei, con la prima luce del sole, per
goderci lo spettacolo della città e del mare».
From: Il Mattino.