Sacchi gioca Napoli-Milan: «Azzurri più forti con Ancelotti»


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«Ancelotti si ritrova con un bel tavolo apparecchiato. Ha un
gruppo che è cresciuto in esperienza e in sofferenza. Non so
se riuscirà a migliorare quello che ha fatto lo scorso anno
ma se può farlo è perché De Laurentiis ha
preso Carlo». Fermi tutti. A poche ore da Napoli-Milan,
Arrigo Sacchi, il grande nemico degli azzurri negli anni 80,
racconta il campionato che ci aspetta, il primo senza il suo
prediletto, Maurizio Sarri. Ma con il ritorno di un altro suo
vecchio pupillo, Carlo Ancelotti.

È sempre la Juventus quella più avanti a
tutti?

«Sempre. E sempre di più. Ma questo divario non deve
spaventare a patto che questo spazio venga riempito con le idee,
con l’entusiasmo, con la voglia di stupire. È
un’opportunità, insomma. Peccato che Maurizio non ci sia
riuscito».

Ora può provarci Ancelotti?
«A me piacciono quelli che vogliono dominare, che fanno il
loro gioco indipendentemente dal risultato. In Europa questa
filosofia è quella vincente. Carlo ha vinto tutto e ha
entusiasmo, conoscenze, ed è arrivato nel momento giusto al
Napoli perché può dare molto a questo gruppo con il
suo stile e le sue idee».

Forse, però non è l’anno giusto: nella
Juve c’è adesso pure Cristiano Ronaldo?

«È un terminale straordinario, ma è un
terminale. Sono gli altri che devono portare palloni e idee,
più gli porti palloni più lui tirerà in porta.
Ma se non porti nulla, lui non può andare da nessuna parte
da solo».

Con Ancelotti ha un rapporto speciale?
«Lo conosco da trent’anni. Non volevano che lo prendessi
dalla Roma, mi dissero che aveva un ginocchio che funzionava
soltanto all’80 per cento. Berlusconi mi fa: Arrigo, come
faccio a prendertelo?. Ma io volevo la sua testa, oltre che le sue
gambe: e spiegai che mi sarei preoccupato se era la testa che gli
funzionava all’80 per cento…».

Il tecnico del Napoli dice che quell’1 maggio del 1988
iniziò a capire che il San Paolo sarebbe potuto divenire il
suo stadio. Lei che ricorda?

«Tutto. E quegli applausi non erano una cosa che capitava
tutti i giorni. E che anzi non è capitata quasi mai dopo. Ma
i napoletani hanno sempre apprezzato la bellezza, anche quella
degli altri. E non è un caso che hanno amato la squadra di
Sarri».

From: Il Mattino.

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