Guai a fare i conti senza l’oste. Soprattutto se l’oste
è Roman Abramovich, il secondo uomo più ricco della
Russia, con un patrimonio sterminato che, certo, non prende
decisioni in base ai soldi. O ai sentimenti. Non è
così scontato, nonostante la (mezza) promessa della zarina
Marina, che il presidente del Chelsea dia il via libera alla
partenza di Sarri. O meglio, non è così scontato che
lo faccia nei tempi in cui Maurizio e la Juventus desiderano. Ecco,
il destino di Maurizio Sarri è quello di aspettare. Un anno
fa, come adesso. Nella sua casa di Figline, con il caldo soffocante
delle colline fiorentine, tra i massaggi del suo fisioterapista per
gli acciacchi alla schiena e gli ultimi infissi da sistemare nella
sua villa nel Chianti dove, spera, di trasferire la famiglia entro
la fine dell’anno. Ramadani, l’intermediario tuttofare,
è a Milano e ha incrociato il ds della Juventus Paratici. I
due sono al punto di partenza: nel senso che aspettano la decisione
di Abramovich. Nessuno osa sollecitare. Né il club
bianconero né il macedone che del magnate russo è
uomo di fiducia per ogni tipo di operazione di mercato. A Ramadani,
insomma, importa poco se Sarri resterà a Londra o
andrà a Torino. Quel che conta per lui è che sia
felice Abramovich.
IN FERMENTO
Dunque, Sarri è alla finestra. Ha raccontato del suo
malcontento e Marina Granovskaia ha confermato che i rapporti tra
lui e alcuni dei big della squadra non sono al top. Ma i due anni
di contratto pesano, eccome, nella decisione che il Chelsea deve
prendere. Da Londra nessuno si è fatto vivo ma è
chiaro che la fumata bianca arriverà per bocca del potente
ramada che ha in tasca un contratto con la Juventus da 7 milioni di
euro per i prossimi tre anni. In pratica, nel giro di 12 mesi Sarri
passerebbe quasi a quadruplicare lo stipendio che prendeva al
Napoli. E che De Laurentiis aveva più volte proposto di
innalzare. Roman Abramovich non ha ancora preso decisioni
ufficiali: ma a Sarri non piace il clima che si respira intorno a
lui perché di colpo è diventato uno come tanti altri,
altro che Sarriball, e quando uno come Sarri diventa uno qualsiasi
vuol dire che non è più lui, che ha perso il tocco,
insomma che è ora di andarsene.
From: Il Mattino.