Sarri, il divertimento è una cosa seria


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A Cagliari un’ora e dieci di imbarazzante superiorità del Napoli, qualcosa di simile al secondo tempo con la Lazio. Ma forse anche più entusiasmante

ROMA – Confermo che servirà un po’ di culo (assai più di una fettina) per arrivare allo scudetto, ma oggi vi raccomando i 70 minuti del Napoli a Cagliari, dopo che nei primi venti, venticinque la squadra di Lopez era riuscita a mettere più volte in difficoltà Koulibaly con Han e Faragò e Albiol con Pavoletti e Joao Pedro.

Un’ora e dieci di imbarazzante superiorità, qualcosa di simile al secondo tempo con la Lazio. Ma forse anche più entusiasmante. Eppure in casa lo stesso Cagliari aveva creato seri grattacapi tanto all’Inter quanto alla Juve.

Il quinto gol, un sinistro maradoniano di Mario Rui (sembra una bestemmia e lo è), ha dato il senso dell’inesorabilità del bel gioco. In una stagione come questa di miserie tecniche, di crisi mistiche (Inter, Roma, il Milan pre-Gattuso), di calcio povero e sforzi telecronistici (l’iperbole come punto di attrazione), di spettacolo offerto quasi esclusivamente dalle giocate più che dal gioco; una stagione nella quale solo Lazio e Samp riescono a intendersi col pallone, il Napoli è l’ossigeno, la Juve l’autorità (e l’autorevolezza) dei campioni.

Sarri ripete spesso di non essersi ispirato al Barcellona di Guardiola perché in quei giorni aveva altro da fare, ma il calcio che è riuscito a trasferire a Allan e Jorginho, Callejòn e Hysaj, Albiol e Koulibaly, e Insigne ha gli stessi caratteri distintivi, identiche espressioni – la distanza la determinano sono le qualità individuali: Messi, Iniesta, Xavi, Puyol, Busquets e Mascherano erano (sono) dei marziani.

Il gioco come assoluto, come strumento. Due anni fa Arrigo Sacchi, primo estimatore di Sarri, chiese a Tacchinardi e Ferrara quali giocatori del Napoli sarebbero stati titolari nella Juve di Allegri. La risposta dei due fu “Higuaìn”.

Ecco, appunto.

From: Corriere Dello Sport.

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