Torino e Udine, quei cori razzisti da schifo dopo la sfida di Ancelotti


CONDIVIDI/SHARE

image

Alla richiesta di Ancelotti di ripulire il calcio adottando misure forti in caso di cori ostili, anzi razzisti, come la sospensione delle partite, gli ultrà gemellati di Udinese e Roma hanno risposto unendosi nel coro «Vesuvio lavali col fuoco» al sesto minuto del primo tempo della partita giocata ieri pomeriggio in Friuli. Vergognoso. 
Napoli, i napoletani e il Napoli insultati anche a distanza di 860 chilometri e anche se in campo c’erano non calciatori azzurri ma giallorossi. Cori offensivi anche nello stadio della Juve, che giocava con la Spal. Il presidente della Federcalcio Gravina ha annunciato un’azione di contrasto a questo schifo e la «rigorosa» applicazione delle «norme esistenti», in attesa che vi sia una revisione, da studiare già da domani durante il Consiglio a Roma. Non è intanto casuale che vi sia stato il colloquio di Gravina con Nicchi e Rizzoli, presidente e designatore degli arbitri, perché devono essere loro a sospendere le partite. Lo riteniamo un loro dovere e non una loro facoltà nei casi estremi. È auspicabile che la Figc riveda le blande misure attualmente adottate (chiusura di porzioni degli stadi, peraltro con provvedimenti sospensivi). Non c’è più tempo da perdere. Ancelotti ha anticipato che il 3 dicembre, in caso di cori razzisti a Bergamo, farà chiedere dal suo capitano all’arbitro di fermare la partita e De Laurentiis ha proposto il Daspo per chi inquina gli stadi. Il Napoli non può essere lasciato solo in questa battaglia di civiltà. Napoli, intanto, dia oggi un bel segnale dagli spalti del San Paolo pensando esclusivamente ad appoggiare la squadra, come chiede il tecnico, e magari dedicando agli avversari del Chievo ironie e non veleni. Ricordate, a proposito di veronesi, cosa scrissero i tifosi azzurri sulle attitudini di Giulietta oltre trent’anni fa, ai tempi di Maradona?
Dopo gli anticipi di Roma, Juve e Inter tocca al Napoli. Le idee di Ancelotti sono chiare: scatta da oggi l’operazione di avvicinamento alla capolista e di accesso alla seconda fase di Champions League. Dalla partita col Chievo a quella col Bologna (29 dicembre) nove tappe in cui si decide parte del futuro del Napoli, sicuramente quello in Europa. Prima della penultima sfida del girone mercoledì contro la Stella Rossa, la squadra che ha riaperto i giochi nel girone battendo il Liverpool, c’è il Chievo. Piccolo ma dispettoso, visto che nello scorso aprile stava dando un’amarezza profonda agli azzurri di Sarri: era in vantaggio per 1-0 fino all’89’, prima dei gol di Milik e Diawara che consentirono alla squadra di restare nella scia della Juve. I gialloblù – bestia nera ai tempi di Mazzarri – hanno raggiunto due settimane fa quota zero in classifica (erano partiti con la penalizzazione di 3 punti) e hanno cambiato il terzo allenatore perché Ventura ha accusato una crisi di identità, a un anno dal fallimento da ct della Nazionale, e si è fatto da parte lasciando il posto a Di Carlo. Gli impegni ravvicinati e la necessità di schierare i migliori contro i serbi spingono Ancelotti al turnover, che ha finora dato benefici fisici e mentali al Napoli. Probabile spazio per Milik e Diawara, appunto i protagonisti della vittoria in extremis sul Chievo nello scorso campionato, mentre in panchina si rivedono Ghoulam e Meret.
L’esterno e il portiere rappresentano recuperi importanti. Si possono definire i rinforzi di gennaio perché ieri l’allenatore ha esposto con chiarezza anche i piani per il mercato invernale: niente rinforzi, questo gruppo ha qualità ed è giudicato in grado di sferrare l’assalto alla capolista. Anche confidando in un calendario teoricamente migliore rispetto alla Juve che ha finora accusato mezza battuta a vuoto, il pareggio con il Genoa. Il Napoli dovrà affrontare una sola squadra di prima fascia, l’Inter al Meazza il 26 dicembre, mentre gli uomini di Allegri dovranno sfidare Inter e Roma a Torino, recarsi a Firenze e giocare il primo derby della stagione con i granata. Mantenendo questa andatura, gli azzurri potrebbero recuperare terreno. Ciò che occorre è maggiore freddezza in zona gol perché, un po’ come la Nazionale di Mancini, il Napoli non finalizza proporzionalmente rispetto a quanto crea. Ma ha la mentalità della – grande – squadra che sa superare le sofferenze e centrare l’obiettivo, come è accaduto contro il Genoa nel fango di Marassi. Sono particolari da migliorare perché è chiaro che in un duello durissimo come quello con la Juve o nelle sfide cruciali per conquistare gli ottavi di Champions il minimo errore può risultare fatale o compromettere tutto.
Ancelotti ha una rosa forte e motivata, che ha ritrovato il pieno appoggio dei tifosi. E come si poteva mai mettere in dubbio il sostegno di Napoli, generosa con i suoi uomini anche quando giocavano in B e in C, figurarsi adesso che sono nell’élite internazionale, guidati da un allenatore che ha scritto la storia, dopo un collega, Sarri, che ha regalato tre anni di emozioni ed è andato vicinissimo al sogno scudetto? Ed è proprio questo pubblico, non solo questa squadra, che merita il rispetto di tutta l’Italia.

From: Il Mattino.

CONDIVIDI/SHARE