Scusate il ritardo. L’avrà pensato anche Simone Verdi, uno che quattro anni fa la Serie A ha dovuto conquistarsela lottando con le unghie e con i denti. Un calciatore capace di cadere e rialzarsi più volte, di prendersi la scena quando nessuno se l’aspettava più. Cresciuto calcisticamente nel Milan, il tuttofare ormai ex Bologna stavolta può dire si al Napoli dopo il grande no dello scorso gennaio. «Ma non era un rifiuto al club o alla città, tantomeno a Sarri che conosco bene per gli anni di Empoli. Volevo chiudere l’anno al Bologna, lo dimostra il fatto che abbia detto si all’azzurro in questa sessione di mercato». Poche parole ed un sorriso abbozzato, davanti alle telecamere Rai Verdi conferma l’ormai imminente trasferimento con la squadra che oggi è però di Ancelotti.
L’incontro con Sarri, dunque, sembra ancora una volta rimandato. Proprio con il toscano che ha lasciato Napoli qualche settimana fa Verdi si era fatto conoscere ed apprezzare. Prima nella stagione esaltante e vincente in Serie B, poi con l’esordio in A da protagonista. Sarri ha saputo esaltarne le qualità e inquadrarne le capacità tattiche: nel 4-3-1-2 del toscano, Verdi era il trequartista, l’anello di congiunzione delle diverse fasi di gioco, l’elemento di spicco di una manovra che, anche in massima serie, aveva messo in difficoltà tutte le big. Ma se c’è una qualità che contraddistingue il neo-azzurro è sicuramente la duttilità. Dal centrocampo in su, ha rivestito tutti i ruoli, da esterno a prima punta, da trequartista a centrocampista di fascia. Nel 4-4-2 del Torino (stagione 2012-13) aveva avuto difficoltà ad imporsi, poi, però, ha saputo riprendersi la scena in Campania con la maglia della Juve Stabia. Bravo e capace sempre di creare la superiorità numerica, con le Vespe si è reinventato seconda punta e centrocampista, insegnamenti che gli sarebbero tornati utili qualche stagione più tardi.
Si, perché dopo il passaggio a vuoto in Liga con la maglia dell’Eibar e i pochi mesi in Emilia con la maglia del Carpi nel 2015-16, la parabola calcistica di Verdi trova la sua completa realizzazione pochi chilometri più in là, a Bologna. Lo scorso anno 29 presenze con 6 gol e 5 assist, poi l’ultima stagione, quella della consacrazione. Con Donadoni, in una squadra che non ha di certo brillato quest’anno, Verdi ha saputo imporsi agli occhi del calcio italiano. Esterno tuttofare nel 4-3-3 rossoblu, ambidestro, capace di giocare sui due lati del campo grazie alla qualità di entrambi i piedi, ha saputo farsi apprezzare anche nel più consono 4-2-3-1. Dietro la punta può ricoprire tutti i ruoli ma, in caso di necessità, può fungere anche da (atipico) attaccante centrale, come dimostrato contro Lazio e Juventus negli ultimi mesi. E se Ancelotti volesse affidarsi alla difesa a tre? Nessun problema, perché anche nel 3-5-2 ha saputo ritagliarsi spazio, giocando da seconda punta a supporto di Palacio o Destro.
Nell’ultima stagione, 34 presenze collezionate con 10 gol e 10 assist per i compagni, la capacità di sbloccare le partite anche da calcio da fermo e di far seguire tanti fatti alle poche parole. Solo campo e famiglia (importante la sua storia d’amore con la bolognese Laura Della Villa), uno di quei calciatori che avrebbero fatto comodo ad un Napoli in lotta per lo scudetto qualche mese fa. Non se ne fece nulla, ma ora Verdi può essere la pedina giusta per il disegno tattico di Ancelotti, da titolare o da ottimo calciatore nella rotazione azzurra. Potrebbe preoccupare la condizione fisica, visto che nelle ultime due annate ha saltato 17 partite per diversi infortuni (121 giorni ai box, dalla caviglia al bicipite femorale ndr), ma ha dimostrato di aver superato qualsiasi problema negli ultimi mesi e di essere pronto al grande salto. Con quella maglia azzurra che già lo attende a Dimaro.
From: Il Mattino.