Ricorre oggi l’anniversario dei 30 anni dallo scudetto della Sampdoria. Quella di Vialli e Mancini, che si sono voluti raccontare in un libro «La Bella Stagione» (Mondadori, 252 pagine, 19 euro) tra aneddoti, curiosità e storie inedite di quella indimenticabile annata. A metterci la firma non ci sono solo i “Gemelli del gol” perché questa è la storia di una squadra motivo per il quale il libro è stato scritto da tutti i protagonisti di quell’impresa e di questo racconto: Ivano Bonetti, Marco Branca, Umberto Calcagno, Toninho Cerezo, Giovanni Dall’Igna, Giuseppe Dossena, Giovanni Invernizzi, Srecko Katanec, Marco Lanna, Attilio Lombardo, Roberto Mancini, Moreno Mannini, Michele Mignani, Oleksij Mychajlycenko, Giulio Nuciari, Gianluca Pagliuca, Fausto Pari, Luca Pellegrini, Gianluca Vialli, Pietro Vierchowod.
Tra i momenti chiave di quella stagione, le due gare con il Napoli campione in carica. Due vittorie: andata e ritorno. La prima al San Paolo (si chiamava ancora così l’impianto di Fuorigrotta), la seconda al Ferraris. «Ma la vittoria di Napoli è quella che ci diede la consapevolezza di potercela fare a vincere il titolo», racconta Mancini. «C’è aria di fortuna, intorno al Vesuvio. Careca ha finalmente recuperato da un infortunio, e scalpita per scendere in campo con Maradona, che la domenica prima non ha giocato, non si sa bene perché. O forse lo si sa, ma si preferisce lasciare che il Pibe de Oro si pulisca un po’ le idee, e magari le urine». La partita finirà 1-4 per la Samp nonostante il vantaggio del Napoli con Careca nel primo tempo. «Alle sei è il momento delle estrazioni del Lotto e sulla ruota di Napoli esce il 9. E il 10. A Napoli non ci sono dubbi. Careca e Maradona. A leggere la Smorfia, l’al- manacco magico che traduce in numeri i fatti della vita, il 9 è ’a figliata, i figli, che è quello che sono i giocatori per la città, e il 10 è ’e fasule, i fagioli, portati a Napoli dall’Ame- rica, come Maradona. E anche i soldi…Due gol Luca, due Mancio. Il 9 e il 10, come aveva detto la Smorfia. Ma il 9 e il 10 della Sampdoria».
Ma anche la gara di ritorno non è banale, anzi. «E quindi Diego. Lui di certo non se lo immagina che quella del pomeriggio di domenica 24 marzo sarà la sua ultima partita in Italia. E nemmeno gloriosa. Sarà ammonito e salterà per limite di ammonizioni la successiva, e il 2 aprile fuggirà in fretta e furia dal Paese, non appena gli arriva la segnalazione di una squalifica di due anni per doping, in seguito a un controllo risultato positivo dopo la partita Napoli-Bari del 17 marzo. Intanto, però, oggi è lì». Anche la gara di ritorno finirà 4-1 per la Samp, ma Diego è protagonista. «Al 75’ Mannini si stufa delle finte di tutti quei piccoletti veloci con la maglia rossa là davanti e stende il primo che gli capita a tiro. È Zola. Maradona va a battere il rigore. Ma mentre appoggia la palla sul dischetto, il pubblico di Marassi esulta, come se non aspettasse altro. Diego si guarda intorno, stranito: tutti saltano, felici. È perché la radio ha appena annunciato che ha segnato Van Basten: l’Inter sta perdendo il derby. E se la Samp vince, sale a +3. Maradona batte, segna il rigore, in un clima di festa che ha del surreale. È il suo ultimo gol nel campionato italiano. Ma non l’ultimo della partita: Lombardo fissa il risultato sul 4-1, lo stesso dell’andata. Il testimone è passato. Da Diego al Mancio. E dagli azzurri ai blucerchiati».