World Cup, l’Italia regge un tempo poi il Sudafrica dilaga 3-49


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dal nostro inviato
SHINZUOKA «Volevamo annientarli e ci siamo riusciti» ha detto il ct del Sudafrica, Rassie Erasmus con qualche parola in più per non essere così diretto, ma il significato era quello. E in effetti nella ridotta azzurra travolta 3-49, ovvero sette mete senza risposta, si fa fatica a contare le perdite nel fisico e nel cuore dopo un match deludente in una maniera di nuovo diversa dal solito e da ciò che era lecito attendersi. 
In una serata persino piacevole all’Ecopa Stadium della prefettura di Shinzuoka, senza nemmeno la solita umidità soffocante – altro che i temporali previsti chissà perché dal meteo – l’Italia si è trovata da affrontare non solo una squadra di un altro pianeta, esattamente come previsto, ma anche un passaggio mentale a vuoto con pochi o punto precedenti.

Il fattaccio all’inizio della ripresa dopo essere arrivati sul 3-17 al té (verde, in questa valle giapponese sul Pacifico): non male per l’Italia contro il colossale Sudafrica, ci si poteva pure mettere la firma se non fosse che la situazione della panchina azzurra era intanto  precipitata come rararamente capita in un match di questo livello. Già al 19′ abbiamo finito i piloni destri, la pietra angolare della mischia, perché si sono fatti male sia Ferrari al 2′ sia Riccioni che l’aveva sostituito: torneranno entrambi in Italia. Per questioni di sicurezza i piloni hanno il lato assegnato e a disposizione del ct O’Shea c’erano solo Quaglio e Zani, piloni sinistri. Quindi il primo è entrato entra solo per occupare la posizione, ma con la mischia poter spingere. Da quel momento in poi le mischie sono state allora giocate “no contest”, non si fa pressione sugli avversari e la palla è subito giocabile per il mediano di mischia. Ognuno vince le sue mischie appunto senza contest, togliendo pepe e incertezze alla battaglia.

Non è il massimo per una partite del mondiale, ma queste sono le regole. Per di più la prima di queste mischie è stata proprio per noi a cinque metri dalla linea di meta sudafricana. E poi anche un’altra. Due occasioni d’oro per accorciare visto che ci si trovava sul 3-10 dopo la meta al 6′ di Kolbe e il piazzato di Pollard tamponati da un penalty di Allan. Macché, gli azzurri hanno perso l’attimo e sul rovesciamento di fronte gli Springbok hanno allungato al 26′ con il atllonatore Mbonamba dopo due penal-touche e altrettanti drive. 

Certo che la velocità di esecuzione e la potenza dei sudafricani sono terrificanti con il furetto biondo Faf De Clerk che innesca le torri Etzebeth e DEJager in arrivo a mille kmh.
Impressionanti le ondate su ondate della cavalleria pesante Boks, alternate alle folate dei ghepardi come Mapimpi e Kolbe.

A ogni modo, alla ripresa, con almeno 40mila fedeli giapponesi (su 44.148) che tifavano per l’Italia, Steyn ha aperto una voragine nella difesa del Sudafrica sin lì impenetrabile, poi il sostegno di Tebaldi e i Boks che si salvano per un capello proprio sulla linea di meta. Ma il gioco sarebbe ripreso con una mischia per noi, ghiottissima. A gioco fermo, con tutte le carte in mano agli azzurri, il vento della follia si è impadronito dei piloni Lovotti e Quaglio che hanno alzato e capovolto scagliandolo a terra il numero 8 sudafricano Vermeulen. Un’azione pericolosa, giustamente vietatissima e per di più, in quel momento, assolutamente fuori contesto. Ripetiamo, il gioco era fermo. All’arbitro inglese Barnes non è restato che cacciare Lovotti, ma avrebbe potuto sventolare il rosso anche davanti a Quaglio.

La partita dell’Italia è quindi finita a 38 minuti dalla fine: si è passati dalla possibile meta del 10-17 alla rovina dell’inferiorità numerica contro una squadra il doppio più potente e veloce dell’Italia.

Sia chiaro, gli azzurri questo Sudafrica non l’avrebbero battuto nemmeno in 16, ma certo che non poter lottare alla pari fino alla fine ha tolto quell’obbiettivo che ci si era prefissi negli ultimi mesi.   

Calcio d’inizio alle 11.45

Italia-Sudafrica 3-44

I MARCATORI
Sudafrica. 7 m. 6′ Kolbe 26′ Mbonambi 53′ Kolbe 57′ Am 67′ Mapimpi 76′ Snyman 82′ Marx; 1 c.p. 11′ Pollard;  4 tr. Pollard; 
Italia: 1 c.p. 8′ Allan

Primo tempo

   

LE FORMAZIONI

Italia: 15 Matteo Minozzi, 14 Tommaso Benvenuti, 13 Luca Morisi, 12 Jayden Hayward, 11 Michele Campagnaro, 10 Tommaso Allan, 9 Tito Tebaldi, 8 Sergio Parisse (cap.), 7 Jake Polledri, 6 Braam Steyn, 5 Dean Budd, 4 David Sisi, 3 Simone Ferrari, 2 Luca Bigi, 1 Andrea Lovotti. A disp. 16 Federico Zani, 17 Nicola Quaglio, 18 Marco Riccioni, 19 Alessandro Zanni, 20 Federico Ruzza, 21 Sebastian Negri, 22 Callum Braley, 23 Carlo Canna.
All. Conor O’Shea

Sudafrica: 15 Willie le Roux, 14 Cheslin Kolbe, 13 Lukhanyo Am, 12 Damian de Allende, 11 Makazole Mapimpi, 10 Handre Pollard, 9 Faf de Klerk, 8 Duane Vermeulen, 7 Pieter-Steph du Toit, 6 Siya Kolisi (cap.), 5 Lood de Jager, 4 Eben Etzebeth, 3 Frans Malherbe, 2 Mbongeni Mbonambi, 1 Tendai Mtawarira. A disp. 16 Malcolm Marx, 17 Steven Kitshoff, 18 Vincent Koch, 19 RG Snyman, 20 Franco Mostert, 21 Francois Louw, 22 Herschel Jantjies, 23 Frans Steyn.
All. Rassie Erasmus
 
Arbitro: Wayne Barnes (Inghilterra)
Tmo: Rowan Kitt (Inghilterra)

Classifica poule B: Italia 10 (+66); Nuova Zelanda 9 (+73); Sud Africa 5 (+44); Canada 0 (-79); Namibia 0 (-104). Tutti 2 partite.

LA PRESENTAZIONE
dal nostro inviato
SHIZUOKA Innescare un piccolo dubbio, aprire una minuscola crepa in quelle corazze di muscoli per consentire alla gramigna dell’insicurezza di farsi strada. Questo il primo, durissimo, compito per gli azzurri del rugby oggi alle 11.45 (ora italiana, qui è tarda serata, diretta su Rai2) contro il marmoreo Sudafrica nel remoto Ecopa Stadium di Shizuoka costruito in una valle smeraldo tappezzata da filari di té verde percorsa da nuvole nerastre che risalgono dal Pacifico verso il monte Fuji. “Di Shizuoka” si dice per dire, perché è come se l’Olimpico di Roma fosse ad Anzio. 
 

From: Il Mattino.

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