Diciamoci pure la verità: Jurgen Klopp non ci ha capito molto del Napoli. Eppure qualcosina l’aveva intuita. Alla vigilia della sfida del Maradona aveva detto con assoluta certezza: «Attorno a Zielinski ci puoi costruire una squadra intera». Insomma, quella vecchia volpe del tedesco stava fiutando qualcosa. Detto, fatto e mercoledì sera il polacco si è trasformato nel peggiore degli incubi per i Reds.
Ha smesso di nascondersi tra le linee, si è messo in mostra e con una doppietta si è preso la scena. «Non mi stupisce perché se fa sempre quello che sa può essere uno dei migliori in Europa», spiega Francesco Guidolin che lo ha lanciato nel calcio dei grandi ai tempi dell’Udinese. Era un ragazzino con la faccia impaurita dai grandi, ma con i piedi da campione. «Adesso ha l’età e la maturità giusta per consacrarsi», aggiunge Guidolin che in Spalletti vede l’uomo giusto per l’esplosione di Zielinski. «Conosco Luciano: è l’allenatore perfetto per farlo rendere al 100%». E proprio Spalletti ieri ha speso delle parole allo zucchero per il suo jolly tuttofare. «Su Zielinski non ho mai avuto grossi dubbi. È un calciatore riconoscibile per le qualità che ha, gli ha fatto bene quello che abbiamo detto in ritiro, ritagliargli 10 metri di spazio giocando più in basso, ma attaccando di più la linea si ritrova comunque spesso lì, quindi cambia poco, anche se è una cosa che lui immagina e spesso è comunque con le spalle girate. Avere più raggio d’azione gli dà benefici, l’anno scorso fece bene anche da mediano perché ha corsa lunga», insomma, gli ha cambiato la posizione in campo e probabilmente anche la carriera. Sì, perché quello visto contro il Liverpool è uno Zielinski tutto nuovo. Si è preso il Napoli e lo ha caricato sulle spalle. Poi con un paio di movimenti di corpo ha mandato ai matti i Reds e il resto è diventato storia azzurra. Perché la parabola di Piotr Zielinski non è mai stata del tutto chiarissima. È arrivato a Napoli dopo le cose bellissime fatte con l’Empoli, ma in questi 7 anni ha vissuto costantemente sulle montagne russe. Picchi altissimi, voragini profondissime. Difficilmente si è concesso delle vie di mezzo e per questo la considerazione che i tifosi hanno avuto di lui è sempre stata in chiaro scuro. «Giocare bene una partita così importante ti aiuta anche per l’auto stima», aggiunge candidamente Guidolin. «Piotr ha un grandissimo talento e Luciano lo metterà in campo sempre nel posto migliore».
Guidolin lo ha visto crescere. Lo ha coccolato, e ora se lo gode, seppur solo dalla tv. «Ho conosciuto Piotr quando era ancora un bambino e ho cercato di dargli gli insegnamenti migliori. Mi sono dedicato tanto a lui. Il ruolo del trequartista o della mezzala che si butta dentro mi piace tanto e mi piaceva lavorare con lui», quando Guidolin parla di Zielinski ha la voce che è un mix tra emozione e fierezza. «Ha il destro, il sinistro e il dribbling nello stretto. Quando è arrivato a Udine aveva 16 anni, ma si vedeva che i suoi erano piedini baciati dal talento. Ecco perché in poco tempo l’ho portato in prima squadra. Poi è cresciuto ed è diventato quello di oggi. La qualità si vedeva subito». Per concludere arriva anche una piccola tirata di orecchie. «Un solo difetto: deve fare più gol a stagione. Ma sono fiducioso: con gli insegnamenti di Luciano non potrà che migliorare ancora e anche da questo punto di vista».