Una prova che è stata una liberazione. Perché il coronavirus per Zielinski non è stata una passeggiata. Piotr ha attraversato il centrocampo e la difesa della Roma in maniera molto più semplice di come ha superato il Covid. Ventidue giorni per negativizzarsi ma il ritorno in campo è stato un tormento, fatto di dati non sempre confortanti e di una condizione atletica e fisica che ci ha messo tempo per essere decente. Ed è per questo che da quel 24 ottobre, quando è tornato a poter uscire di casa e si è riaggregato al suo Napoli, ha iniziato un percorso fatto di piccolo passi. E solo così ne è uscito fuori da un tunnel fatto di fantasmi e di timori. Dove per amico ha avuto sempre e solo il suo cane: Mia. L’unico che poteva sfidare il contagio, con la moglie altrove nella casa. D’altronde lo dice anche Gattuso che non ha ancora nelle gambe i 90 minuti. Ma Piotr è tornato e ha mostrato che a questo Napoli il polacco dai piedi vellutati mancava eccome.
Centodieci milioni di euro. Se non fosse così importante, il club azzurro questa estate non lo avrebbe blindato con la clausola più alta tra quelli nella rosa. In più un ingaggio da tre milioni e mezzo, netti, all’anno, per lui e un altro mezzo milione tra bonus, prebende di vario genere e premi. Uno stipendio che lo piazza tra i più pagati dal club azzurro. Ecco il Napoli lo ha messo in gabbia, al riparo dai rischi che paperoni, nababbi e sceicchi possano di tanto in tanto andare a turbare i suoi pomeriggi. E che sia un bene prezioso lo si è capito dal fatto che, appena è tornato in condizione discreta, il Napoli ha cambiato volto. Gattuso lo ha schierato nel suo ruolo naturale, non più trequartista come con il Rijeka. E ne è nata una prestazione in cui ha creato e moltiplicato le linee di passaggio, con la gamba giusta per attaccare le seconde palle.
Schierato titolare in campionato dopo due mesi – l’ultima nel 6-0 con il Genoa dove giocò nella mediana a due con Fabian Ruiz – Rino lo ha riportato a giocare interno di sinistra nel centrocampo a tre. Teoricamente, il suo ruolo. Teoricamente, perché nel calcio d’oggi meglio non farci mai l’abitudine. Il polacco è stato svincolato dal compito della prima costruzione, affidato a Demme. E il tedesco figlio di emigranti calabresi è stato l’uomo che ha indirizzato il gioco del Napoli, assecondando i movimenti sia di Zielinski sia di Fabian, consentendo ai due di inserirsi e di trovare spazio tra le linee. Spesso anche come «sottopunte». Ed è grazie a Zielu se il Napoli, ora, è pronto ad alternare il 4-3-3 e il 4-2-3-1. Non ci sono più assetti tattici scolpiti nella pietra, a seconda degli avversari Gattuso potrà adattare il suo Napoli. Ed è evidente che contro squadre come la Roma difendere con tre centrocampisti può essere la soluzione più corretta. Soprattutto se tra i tre c’è Zielinski. Il polacco potrà ricoprire più ruoli, passando dal secondo centrale del centrocampo a due alla mezz’ala nella mediana a tre, al ruolo di sottopunta, svolto contro il Rijeka, che ha messo nelle gambe quell’energia necessaria vista contro la Roma. Quello che c’è dietro una simile prestazione nasce proprio da questa gestione di Zielinski: un lungo dialogo tra l’ex Empoli con Gattuso e il suo staff che ne hanno seguito l’evoluzione, il percorso di crescita muscolare e psicologica, fino a ritrovare la condizione smarrita causa Covid e i postumi che il contagio ha portato nel polacco. Perché non sono tutti come Ibrahimovic che venti giorni dopo il contagio torna in campo, gioca novanta minuti e segna pure una doppietta all’Inter nel derby. Il coronavirus è una maledizione che se ti capita addosso non ti dà certo delle certezze. Né di tempi né di evoluzione della malattia. Ora però il percorso di ripresa è iniziato. Anche nei 15 giorni con la nazionale polacca Zielinski ha alternato la qualità delle prestazioni. Ma ora Gattuso sa che non bisogna troppo sfiancarlo. Difficile ipotizzare la sua presenza con l’Az Alkmaar anche se la vittoria darebbe al Napoli il pass per i sedicesimi di Europa League. Ma è chiaro che se gioca titolare in Olanda, poi andrà in panchina con il Crotone. E ora il ritorno suo e anche quello di Elmas daranno la possibilità a Gattuso di avere alternative per il centrocampo a tre per cui il tecnico non aveva posto in essere alcuna abiura. Ma senza Zielinski non era il 4-3-3 che immaginava, con Demme vertice basso (per esempio a Fiume pure fu un 4-3-3 ma con Lobotka vertice alto). La lezione alla Roma dà fiducia all’ambiente e ieri Gattuso non a caso ha lasciato un giorno di riposo ai suoi azzurri. Ora c’è un bel tour de force: perché in 9 giorni si capirà il destino in Europa del Napoli. Tutti vogliono passare il turno ma a patto di non compromettere le energie per il campionato. In difesa, uomini e soluzioni ridotte al lumicino, perché Hysaj e Rrhamani sono ancora positivi all’ultimo test fatto domenica. E dunque, sono out per almeno altri 15 giorni.