Non ha rimpianti, non vive di rancori e nonostante abbia smesso di
giocare a 32 anni non è certo arrabbiato con la vita. Anzi.
Sorride, come tante volte lo abbiamo visto fare nei sei anni e
mezzo che ha giocato nel Napoli. Juan Camilo Zuniga si racconta.
Dopo l’addio burrascoso, il lungo silenzio e una verità
che, in fondo, aveva poco di misterioso. È stato a Napoli
dall’estate del 2009 fino a gennaio 2016, tra alterne fortune.
Ora è in vacanza qui al Phoenix Club di Monteruscello, oasi
di bellezza e benessere, ospite di Eduardo Cavallo e della sua
famiglia, rilassato a bordo piscina, tra un drink e una serie di
crudi di mare.
Zuniga, ha smesso così presto per quel problema al
ginocchio?
«Un po’ per quello ma anche perché anche la testa
mi aveva detto, dopo tante sofferenze, che era arrivato il momento
di staccare, di godermi la mia famiglia».
Lo spartiacque della sua carriera è stata
l’operazione del 2013, vero?
«Ero felice, dopo un interminabile tira e molla avevo appena
rinnovato con De Laurentiis a Londra il giorno prima della partita
di Champions con l’Arsenal. Ero certo che in poche settimane di
riabilitazione sarei potuto tornare in campo, non immaginavo che
era invece l’inizio di un calvario. Nonostante anche di notte
facessi riabilitazione, il ginocchio non guariva e sono passati i
mesi. E qualcosa non ha funzionato più. Poi un po’ di
fiducia è venuta meno».
Da parte sua o da parte del Napoli?
«Io ho la coscienza pulita ed ho di tutto l’ambiente
societario un ricordo meraviglioso, mi spiace solo di non aver
recuperato al 100 per 100 perché nel Napoli di Sarri avrei
giocato molto volentieri».
From: Il Mattino.