Napoli, la corsa scudetto è aperta con la bacchetta del mago Carlo


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Per vincere una partita di sofferenza lui era l’uomo giusto: Milik, magico sinistro a Bergamo, ha vissuto due anni da incubo con altrettante operazioni. Il suo sorriso è quello del Napoli. 

C‘era attesa per il comportamento dei tifosi atalantini dopo il monito di Gravina e il rischio di interrompere la partita in caso di cori razzisti. Al primo tocco degli azzurri si è ascoltato il rituale «Noi non siamo napoletani», peraltro non punibile con l’interruzione della gara. Ma al secondo tocco la tifoseria nerazzurra è rimasta in silenzio perché il Napoli si è portato in vantaggio dopo un minuto e 18 secondi con il sinistro di Fabian Ruiz, che ha finalizzato la combinazione tra Mertens e Insigne. Il giovane spagnolo, che dopo questa rete non sapeva più quale angolo della maglia baciare per testimoniare il forte legame con la squadra, ha sfoderato un’ottima prestazione nel primo tempo. Gol a parte, ha dato sostegno all’ottimo Mario Rui in difesa, ha lottato sulla mediana e si è lanciato in attacco, fallendo la palla buona per il raddoppio. Tutto questo accanto a Insigne che, sotto gli occhi del ct Mancini, ha esibito pezzi pregiati del suo repertorio, sfiorando la rete con un velleitario pallonetto da centrocampo.

Il Napoli non ha saputo rafforzare il vantaggio sfruttando alcune delle occasioni costruite e si è abbassato troppo. Ciò ha fatto innervosire Ancelotti perché l’Atalanta aggrediva sulle fasce con Hateboer e Zapata. La difesa – confermato l’assetto Champions, con Maksimovic centrolaterale sulla destra – ha spazzato via tutto ma ha avuto un cedimento a inizio ripresa e del cattivo posizionamento delle pedine azzurre ha approfittato l’ex Zapata per colpire. Il Napoli è apparso impreciso nei passaggi, non è riuscito il contropiede alla squadra che ha patito l’opaca prestazione di Mertens. Ancelotti ha puntato su Hysaj per Maksimovic e Zielinski per Ruiz, provato da un impegnativo primo tempo, poi spazio a Milik per il belga che non aveva trovato il guizzo. Il suo sostituto, per fortuna, sì. Un gol d’oro, di sinistro, a cinque minuti dalla fine, quando la partita sembrava incanalata verso il pareggio. E invece anche questa mossa di Ancelotti è stata azzeccata, a conferma della sua capacità di effettuare i cambi al momento giusto. È una iniezione di fiducia di cui aveva bisogno Arek, scivolato in panchina dopo una serie di gol e buone prestazioni di Mertens. Il colpo decisivo a Bergamo rilancia il polacco, tanto sfortunato nelle prime due stagioni e alla ricerca del pieno rilancio. Gradualmente troverà il suo spazio, glielo assicura un allenatore che non ha preconcetti e che, quando non fa il turnover, ha le giuste intuizioni per le sostituzioni.

La Juve resta a +8 e il blitz a Bergamo fa aumentare i rimpianti per il pareggino con il Chievo. Contro l’Atalanta il Napoli ha saputo superare la fase di difficoltà serrando la linee e poi chiudendo la partita con Milik. Così è rimasto nella scia dei bianconeri, che peraltro venerdì giocano contro l’Inter, e può prepararsi per la tappa che deciderà il futuro in Champions, quella fissata tra una settimana a Liverpool. Vincere gare sporche come questa o quella sul Genoa nell’acquitrinio di Marassi dà grande soddisfazione, come aver giocato in uno stadio dove per una volta non si è ascoltato quel solito schifo di cori razzisti: la seria denuncia di Ancelotti è servita e questa sì che è una grande vittoria.

From: Il Mattino.

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